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Martín Chirino. Lo scultore del ferro

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Roma, dal 20 febbraio al 3 maggio 2025

Martín Chirino. Lo scultore del ferro

Per la prima volta in Italia una personale dedicata ad uno degli artisti spagnoli piu’ importanti del XX secolo. Esposte un’accurata selezione di sculture e opere grafiche accanto alle fotografie di Alejandro Togores. All’Instituto Cervantes

Martín Chirino, Testa, Cronaca del XX secolo, La Fiorentina, 1985, inchiostro su carta, 132 x 178 x 6 cm

In occasione del centenario della nascita del grande scultore spagnolo, la mostra personale “Martín Chirino. Lo scultore del ferro” (1925 – 2019) ospitata dall’Instituto Cervantes di Roma nella sede della Sala Dalí dal 20 febbraio al 3 maggio 2025 propone, per la prima volta in Italia, un’accurata selezione di opere tra sculture, disegni e incisioni datate dal 1957 al 2011 che vogliono essere un omaggio ad uno degli artisti spagnoli più importanti del XX secolo.

Questa mostra romana, organizzata dall’Instituto Cervantes di Roma e promossa dalla Fondazione CajaCanarias insieme alla Fondazione Martín Chirino per l’Arte e il Pensiero in collaborazione con TureSpaña, a cura di Marta Chiríno e Alejandro Togores,  segna l’inizio delle celebrazioni per Chirino al di fuori della Spagna rafforzando la dimensione internazionale dello scultore da una parte profondamente legato alla sua terra di origine, le Canarie, e dall’altra caratterizzato in tutta la sua produzione artistica da uno afflato universale.

Alejandro Tagores, Il ferro percepito, fotografia

Martín Chirino, Afrocanario, 2012, bronzo dorato, 85 x 46,5 x 9 cm

La mostra sarà arricchita da una selezione di fotografie dell’amico Alejandro Togores realizzate tra il 1971 e il 2018 che regaleranno la possibilità di conoscere i processi creativi dell’artista, gli spazi in cui ha lavorato, la sua passione per l’arte, rivelando dunque il suo lato più autentico ed umano.

“Il ferro rovente sembrava fluire dalle mie mani e obbedire alla mia volontà”: così Chirino ricorda come decise che il ferro sarebbe stato il materiale principale della sua opera e da qui il titolo della mostra che propone alcune delle serie più celebri dell’artista: Venti, Alisei, Teste, Paesaggi e Aerovori declinate mediante l’utilizzo di tecniche differenti.

Le diverse serie che caratterizzano l’opera di Chirino e che vengono rappresentate in mostra formano un insieme armonioso e in molti casi intrecciato, sebbene ognuna di esse costituisca di per sé un’unità creativa che in generale comprende non solo opere scultoree, ma incorpora anche schizzi, disegni e incisioni.

 

 

Al contempo lo scultore si immerge nell’avventura di creare un’arte astratta cercando di connettere la sua opera alla natura. Nel viaggio attraverso l’opera di Martín Chirino ci sarà sempre Julio González, ma anche Malevitch, Mondrián, El Lissitzky, i creatori costruttivisti che furono per lui i padri sacri, che venerava per il loro modo di intendere ed interpretare lo spazio. Sono state influenze importanti, così come lo è stata senza dubbio l’esperienza di El Paso, gruppo a cui si unì nel 1958. Chirino fa il salto verso l’astrazione più assoluta, rendendo omaggio al lavoro artigianale che tanto ammira, e con il quale tanto ha imparato. Il mestiere di forgiatore è per lui, negli anni Cinquanta, il punto di riferimento più importante per il suo lavoro.

Il vento è la chiave per comprendere la produzione matura di Martín Chirino. Nella Spirale, che l’artista intende come segno atlantico, ma anche mediterraneo, il vento emerge materializzato, catturando l’intangibile nella materia più condensata, nel ferro o nell’acciaio.

Nell’opera di Chirino, la scultura va sempre oltre il suo volume e il suo peso. È, prima di tutto, la sua proiezione: penetra e trasforma lo spazio che la circonda. Attraverso la manipolazione del ferro battuto come supporto, sviluppa uno specifico linguaggio plastico.

Chirino, nello scolpire il vento, si confronta con il suo concetto congelando il tempo e il suo movimento a volte violento attraverso il duro materiale del ferro.

Martín Chirino, Il vento, 2011, ferro battuto, 32,5 x 31,5 x 9 cm

Alejandro Tagores, L’intangibile si manifesta 5, 2014, fotografia, 39 x 34

Negli anni Settanta la scultura di Martín Chirino prende il volo, si alleggerisce di un peso reale e diventa un sogno fantastico. I divoratori d’aria, gli Aerovori, sollevano nello spazio l’incredibile leggerezza del ferro battuto, trasformandosi in ali. La spirale rimane al centro, come il nodo che rifiuta di essere sciolto, come l’unione del metallo con la sua consistenza antica, con il suo essere primordiale. Gli Aerovori con le ali aperte, come se fossero quelle di un gigantesco uccello che plana, vedono il loro volo fermato in questo sfoggio di leggerezza, di ascesa orizzontale. La materia delle radici, trasformata dalla materia dei venti, si converte così nella materia dei sogni.

I Paesaggi, rappresentati anch’essi in mostra, sono il ritorno degli Aerovori a terra. La terra riappare, non attraverso gli strumenti, le radici, ma attraverso l’occhio umano, l’occhio che osserva e si ricrea.

Come la mostra romana ben testimonia, accanto alla produzione scultorea, per Martín Chirino, il disegno è, se non il principale mezzo di espressione, il più comune. Si tratta di un mezzo di lavoro e di sperimentazione inseparabile dalla scultura, con cui si risolvono tutti i problemi spaziali che il primo pone. È quindi naturale che, nel suo complesso, l’opera disegnata di Chirino rifletta le varie fasi del suo percorso artistico, una pratica che parte da un disegno accademico che già indicava una personalità speciale e che avrebbe poi adottato la configurazione schematica della sua creazione scultorea.

I disegni di Martín Chirino sono, naturalmente, disegni di uno scultore. Ciò che guida la mano dell’artista non è tanto l’aspetto visivo quanto la conoscenza tridimensionale degli oggetti.

Come continuazione del disegno, e in perfetta armonia con la serie scultorea, Martín Chirino fece frequenti incursioni nel mondo dell’incisione, con edizioni limitate e squisita cura.

Martín Chirino, L’Aliseo, vento del sud, 2011-2012, ferro battuto brunito, 80 x 81,5 x 37

Scheda

Titolo: “Martín Chirino. Lo scultore del ferro”

Dove: Instituto Cervantes di Roma, Sala Dalí, Piazza Navona 91, Roma

Quando: dal 20 febbraio al 3 maggio 2025

Orario: da martedì a venerdì dalle 14.00 alle 20.00; sabato dalle 15.00 alle 20.00; domenica e lunedì chiuso

Ingresso libero

Info: tel +39 06 6861871https://roma.cervantes.es/it/

 

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