La mostra, che apre al pubblico il 12 aprile al Mao di Torino, offre una singolare esplorazione della cultura materiale giapponese attraverso circa 50 haori e juban (le giacche sovrakimono e le vesti sotto kimono maschili), nonché alcuni abiti tradizionali da bambino, provenienti dalla collezione Manavello, in dialogo con installazioni di artisti contemporanei

Kimono da bambino raffigurante elmi da samurai (kabuto), riccamente decorati, su sfondo blu (dettaglio) Giappone, Metà del secolo XX Taffetà di seta stampato a mascherina (katayuzen) e rifinito a pennello. Fodera in taffetà di seta grezza; due cinturine in crespo di seta applicate al corpetto. Leggera imbottitura sul fondo cm. h.86 x l.79 x 30 Collezione privata, inv. 4.BO.12 Foto: Alessandro Muner
La mostra Haori. Gli abiti maschili del primo Novecento narrano il Giappone apre al pubblico il 12 aprile, offrendo una singolare esplorazione della cultura materiale giapponese attraverso circa 50 haori e juban (le giacche sovrakimono e le vesti sotto kimono maschili), nonché alcuni abiti tradizionali da bambino, provenienti dalla collezione Manavello, in dialogo con installazioni di artisti contemporanei. La mostra non ha attualmente precedenti né in Italia né in Europa e si pone quindi come una novità assoluta nel panorama delle proposte aventi come tematica l’arte dell’estremo Oriente.
Le raffigurazioni che decorano gli abiti presentati non sono solo esempi di preziosa manifattura, ma documenti e testimonianze che approfondiscono il Giappone del primo Novecento, un periodo cruciale segnato da trasformazioni sociali, culturali e politiche, tra modernizzazione accelerata e tensioni imperialiste. All’interno del percorso espositivo sono presentate opere di artisti contemporanei come strumenti di analisi e riflessione, invitando il pubblico a orientarsi in un’epoca storica di relazioni complesse tra Giappone, Cina e Corea ancora poco conosciuta in Italia.
Il progetto espositivo si avvale della consulenza curatoriale di Silvia Vesco (docente di Storia dell’Arte Giapponese presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia), Lydia Manavello, You Mi (curatrice indipendente e attualmente docente di Arte ed Economia all’Università di Kassel), in collaborazione con il Direttore del MAO, Davide Quadrio, le curatrici Anna Musini e Francesca Filisetti, con l’assistenza di Francesca Corrias.

Kimono da bambino con scene di carattere militare (bombardieri in volo, cavalleria all’attacco, deflagrazioni) e fogli sparsi di giornale connessi all’ “Incidente di Mukden” (18 settembre 1931) (dettaglio) Giappone, post 1931 Mussola di lana stampata. Fodera e interno delle maniche in tela di cotone. Due cinturine in mussola di lana applicate al corpetto cm. h. 81 x l. 77 x 23,5 Collezione privata, inv. 4.BO.2 Foto: Alessandro Muner
Svelare, non esibire, suggerire senza palesare. A questi principi si ispira la millenaria cultura giapponese che, sull’equilibrio in perenne divenire fra pieni e vuoti e sul senso dell’armonia, tesse ancor oggi la propria esistenza. L’abbigliamento concorre a definire i ruoli e gli spazi in cui si configura e si muove la complessa società nipponica; in questo contesto grande interesse ha sempre destato il kimono femminile, mentre l’ambito degli indumenti maschili è stato ancora poco indagato.
Meno appariscenti ma assai interessanti, le vesti da uomo costituiscono, in realtà, una parte consistente del ricco apparato tessile giapponese. Nell’eleganza austera del completo cerimoniale o nella sobrietà di un abito da vivere tutti i giorni, i kimono da uomo racchiudono e definiscono un universo che si rende accessibile solo nel contesto domestico o nel segreto di un incontro amoroso.
A rivelare l’anima di chi li indossa sono i soggetti che impreziosiscono gli interni delle giacche o l’intera superficie dei sotto kimono: immagini seduttive o narrative, sempre sofisticate, abilmente tessute o dipinte, elaborate con minuzia o appena suggerite da qualche tratto d’inchiostro, raccontano la cultura del Sol Levante con riferimenti alla letteratura e all’arte della guerra, al mondo naturale e alla sfera divina.

Giacca sovrakimono (haori) formale maschile raffigurante l’ingresso dell’esercito giapponese a Mukden (antica Shenyang, Manciuria) (dettaglio) Giappone, post 1905 (entro la quarta decade del secolo XX) Taffetà di seta nero (habutae); fodera in taffetà di seta decorato con mascherina (katayuzen) e rifinito a pennello a mano libera cm. h.105 x l. 130 x 50 Collezione privata, inv. n. 5.HA.35 Foto: Alessandro Muner
Tradizionalmente considerati espressione dell’intimità quotidiana, gli haori e le juban presentati in mostra assumono un nuovo significato e diventano un’occasione per affrontare temi di grande attualità, fra cui le questioni legate all’espansione giapponese del XX secolo in Asia e alle implicazioni politiche e sociali che ne caratterizzarono il contesto storico. Tra queste anche la propaganda, affidata non solo ai tradizionali mezzi di comunicazione ma, in modo tanto sorprendente quanto pervasivo, proprio agli abiti, tra i quali anche quelli da bambino, cui è dedicata un’apposita sezione in mostra.

Royce Ng Kishi the Vampire 2016 Video documentazione della performance / Video documentation of the performance 21’ 24” Still da video / video still: Courtesy of the artist Foto / Photo: Christian Altorfer. ZTS.

Kimsooja, A Needle Woman – Tokyo 1990/00 proiezione a un canale, muta / one channel projection, silent 6:33 min a ciclo continuo / loop Galleria Raffaella Cortese, Milan – Albisola Still da video / video still Courtesy Galleria Raffaella Cortese, Milan – Albisola e / and Kimsooja Studio
L’esposizione esplora, dunque, l’immaginario comune del Giappone in Occidente, ancora legato a una visione tradizionale e romantica, in contrapposizione alla percezione di un Giappone diverso, a tutt’oggi poco conosciuto, che è quello che trapela dagli abiti maschili; le immagini che li caratterizzano da un lato celebrano il mito dell’Occidente, dai plurimi volti, dall’altro mirano ad enfatizzare l’orgoglio nazionale nipponico, entrambe culminati nell’evoluzione tecnologica e nella strenua difesa della propria identità, prima e durante il secondo conflitto mondiale.
Questa eredità, lungi dall’essere cancellata dal tempo, sopravvive ancor oggi in Paesi e realtà al di fuori del Giappone ma allora coinvolti, e di essa le installazioni e i video contemporanei in mostra offrono una tangibile testimonianza, arricchendo il racconto con riflessioni sul tempo passato e presente.
A giugno 2025 sarà presentato il catalogo della mostra in lingua italiana e inglese, con saggi critici inediti e un ampio apparato iconografico, edito da Silvana Editoriale.
Scheda tecnica mostra:
Titolo: Haori. Gli abiti maschili del primo Novecento narrano il Giappone
Quando: dai 12 aprile al 7 settembre 2025
Dove: MAO Museo d’Arte Orientale, Via San Domenico, 11, Torino
Biglietti: Intero 12€ – Ridotto 10€
Orari: martedì – domenica: 10 – 18. Lunedì chiuso.
Info: T. 011 443 6932 S. https://www.maotorino.it/it/