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Le targhe automobilistiche degli Stati Uniti nella collezione di Edoardo Cavaletti

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Le targhe automobilistiche degli Stati Uniti nella collezione di Edoardo Cavaletti

di Domizia Daliapubblicato su COLLEZIONARE settembre/ottobre 2013

“Colleziono solo pezzi provenienti dagli Stati Uniti d’America perché sono oggetti bellissimi e unici, per il formato, la grafica e i colori. Ogni “license plates” coglie lo spirito e le caratteristiche dello stato di appartenenza”

Edoardo Cavaletti, trentacin­que anni, vive alle porte di Milano con la sua famiglia e un non ben precisato numero di targhe automobilistiche provenienti da tutti gli Stati americani. Una passione che va oltre l’oggetto in sé e sconfina nell’immaginazione di quei mitici viaggi on the road così ben narrati da Jack Kerouak e immortalati dal fotografo Robert Frank.

Fin dal nostro primo contatto lei mi ha confessato di non aver mai voluto contare con precisione le sue targhe per non ridurle a un semplice numero. Un comportamento inconsueto per un collezionista.

So che il fatto di non contarle può sembrare strano. Solitamente chi mette in piedi una raccolta esalta il numero di esemplari posseduti e li archivia con meticolosità. Nel mio caso non è così, non le ho mai catalogate, ma me le ricordo tutte. Come può vedere sono davvero mol­te, sicuramente più di duemila.

Sono riuscita a farla sbilanciare! Ora però mi deve spiegare come mai ha limitato la sua collezione ai soli pezzi provenienti dagli Stati Uniti d’America.

Semplice, perché sono oggetti bel­lissimi e davvero unici. Intendo per il loro formato, per la loro grafica e per i loro colori. Nessun altro Paese del mondo possiede targhe così spe­ciali. Gli americani credono molto in questo settore che oltretutto porta cospicui introiti nelle casse dello Stato, tanto da mettere sul merca­to targhe sempre nuove. Esistono quelle normali che hanno validità per cinque o sei anni, secondo lo Stato di emissione, e altre, com­memorative di eventi o oggetti, che possono circolare per un tempo li­mitato. Questa continua produzione dà il senso di come sia impossibile riuscire a possederle tutte.

Dietro ogni targa c’è una storia non solo di chi l’ha posseduta, ma anche dello Stato che l’ha emessa…

Certo, ogni license plates, come dicono gli ameri­cani, coglie lo spirito e le caratteristiche dello Stato di appartenenza, per esempio il Tennessee, uno dei miei preferiti, utilizza targhe ispirate al mondo della musica dato che la capitale Nashville è famosa per le melodie country e la città di Mem­phis per Elvis Presley. In California, invece, spiccano le immagini delle spiagge, del sole e spesso anche targhe dedicate alla protezione di specie marine. Tutto è incentrato su quello che ogni luogo può offrire al turista che va a visitarlo.

Ho notato che, in molti casi, sotto le lettere e i numeri compare uno slogan. Per esempio in quelle del South Dakota è riportato “Great Faces. Great Places”. Il riferimento è ovvio…

Lo slogan promozionale è spesso presente. Il richiamo, anche grazie all’immagine, al monte Rushmore non manca e non mancherà mai in una targa del South Dakota, anche perché questo territorio non offre altro ai turisti. Tra le diverse versioni messe in circolazione in questo Stato, ne possiedo una speciale uscita nel 1976, per commemorare il bicentenario degli Stati Uniti d’America. Oltre al suo valore, in quanto edizione speciale, rappresenta per me la targa numero uno! Mi fu regalata nel 1991 dai miei genitori.

Da quel primo esemplare sono passati ventidue anni, che cosa è cambiato da allora?

L’approccio alla conoscenza delle targhe. Oggi grazie a internet è facile recuperare informazioni sui modelli storici o sui nuovi pezzi messi in circolazione, ma all’inizio l’unico mezzo che avevo per ampliare il mio bagaglio culturale erano i film e i telefilm americani nei quali, molto spesso, venivano inquadrate bellissime automobili.

Certo, spesso i registi si divertivano a fare dei close up su targhe con scritte strane, perché negli U.SA. è possibile personalizzarle secondo i gusti del cliente…

Se ne trovano davvero di tutti i generi, e piacciono molto a noi collezionisti. Si chiamano vanity, e spesso riportano le iniziali dei proprietari, i nomi della fidanzata, o qualche parola in slang. Tra le molte targhe di questo genere ne possiedo una della California con le palme e la scritta SWW che rappresenta il rumore delle onde dell’oceano.

Esistono anche delle targhe con la scritta SAMPLE, che cosa sono e hanno un valore a livello collezionistico?

Le sample sono delle targhe campione realizzate per testare le nuove grafiche. Tempo fa al posto di questa scritta comparivano tre A seguite da alcuni zeri. Molti collezionisti le snobbano ed altri, invece, collezionano solo queste. Sicuramente si tratta di pezzi rari, ma a mio avviso hanno meno fascino poiché sono esemplari che non hanno mai circolato.

Le targhe si diffondono seguendo l’espansione delle automobili nei primi anni del Novecento, dovuta alla crescita economica di questo Paese. Esistono differenze tra le primissime e quelle di oggi?

Certo, oggi sono in lamiera mentre inizialmente erano fatte a mano, smaltate con i numeri dipinti e il colore più gettonato era sfondo nero e scritte bianche, seguite dal rosso e più avanti con gli anni dal giallo. Successivamente sono subentrate le targhe in porcellana, oggi molto rare e di conseguenza amatissime da noi collezionisti. La difficoltà nel trovare queste ultime sta nel fatto che sono realizzate in un materiale fragile e la maggior parte sono andate distrutte. Tra queste le più belle sono quelle del distretto di Columbia, dove si trova Washington D.C., realizzate per l’Inauguration Day, con sopra dipinta la faccia del presidente entrante. Ovviamente raggiungono prezzi molto elevati.

Le quotazioni dipendono dalla rarità e le condizioni di ogni singolo esemplare, ma ho sentito dire che quelle con più tagliandi – l’equivalente al nostro bollo – attaccati sopra sono più appetibili e di valore…

Non è propriamente così. Il tagliando ha validità un anno e viene posto sulla targa posteriore. Alcuni lo sostituiscono di anno in anno altri li tengono tutti attaccati. Probabilmente per molti collezionisti il fatto di possedere una targa che con certezza attesta di aver circolato svariati anni acquisisce un valore, ma io parlerei più di fascino.

Restando nel campo delle valutazioni, conta anche l’anno in cui la targa è stata emessa?

Non sempre. Il valore non dipende dalla data di emissione. Per esempio, la più antica che possiedo proviene dal New Jersey ed è del 1919. È dipinta a mano, si tratta di un pezzo molto interessante, ma non è l’esemplare più pregiato che ho. La targa più preziosa è in rame, emessa in Arizona nel 1932 ed è completa della busta postale autentica, usata per recapitarla al cliente. Ho avuto la fortuna di averla trovata per caso e mi hanno offerto anche mille dollari per cederla, ma non se ne parla!

Il suo canale preferito per acquistarle?

Oltre ai mercatini e alle fiere, i viaggi sono sempre stati l’occasione migliore per recuperarle. Quando arrivo negli States mi metto subito a caccia di targhe “con i nichelini” – come dicono gli americani – ovvero le monetine da pochi centesimi adatte per svitarle dalle automobili prima che vengano demolite.

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