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Collezione di pacchetti di sigarette

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Segnali di fumo

Collezione di pacchetti di sigarette

di Domizia Daliapubblicato su COLLEZIONARE maggio/giugno 2013

Intervista a Filippo Contadini, appassionato raccoglitore che da quarant’anni colleziona pacchetti di sigarette. Dei 22.000 pezzi della collezione, quasi settecento sono stati prodotti in Italia o nelle sue colonie, tra il 1878 e il 1950

Lido, 1925 - prodotte a Zara

Un tempo erano chiamate spagnolette oggi, più comunemente, sigarette. I loro packaging multicolor attraggono da sempre molti collezionisti, anche se quelli che concentrano le loro attenzioni esclusivamente su esemplari italiani, antecedenti agli anni Cinquanta, sono poco più delle dita di una mano. Tra loro Filippo Contadini, cinquantenne romagnolo, che da quarant’anni va a caccia di confezioni conosciute e non, inseguendo quella passione nata da bambino. Non perde un’occasione per accaparrarsi qualche pezzo introvabile, anche a costo di macinare centinaia di chilometri.

Filippo, che cosa l’affascina di più nel collezionare vecchi pacchetti di sigarette?
Senza dubbio la loro rarità. Dobbiamo tener conto che si tratta di oggetti destinati a essere accartocciati e buttati via dopo il loro utilizzo, se escludiamo quelli di latta che trovavano sempre un secondo impiego. Ogni pacchetto non distrutto e giunto fino a noi ha, per me, un valore eccezionale.

La sua collezione, costruita nel tempo, ha raggiunto un numero di esemplari davvero importante. Anche se da una quindicina d’anni ha deciso di focalizzarsi solamente sulle sigarette italiane dalle origini fino al 1950, come mai?
Ho iniziato nel 1976, ero soltanto un bambino, e sulla spiaggia raccolsi il mio primo pacchetto di sigarette, allora non sapevo che questa passione mi avrebbe accompagnato per tutta la vita, diventando un hobby a cui non posso rinunciare. Ho raccolto da sempre solamente i pacchetti di sigarette escludendo quelli di sigari e di tabacco. Il numero cresceva esponenzialmente di anno in anno e, oggi, possiedo oltre 22 mila esemplari. Una quantità che sarebbe potuta essere molto più alta se, quindici anni fa, non avessi deciso di ridurre il raggio di ricerca ai soli pezzi prodotti in Italia e nelle sue colonie, dalle origini – 1878 – fino al 1950. Di questi, ne ho quasi settecento.

Immagino che uno dei motivi della sua scelta sia la rarità dei pezzi, ma come mai quelli italiani sono più insoliti rispetto a quelli di altri Paesi?
Poiché l’Italia non aveva una produzione elevata di sigarette e questo perché fin dalle origini venivano realizzate solamente dal monopolio di stato. Non vi erano produzioni private e quindi nessuna concorrenza sul mercato. Questo fatto, oltre ad essere il motivo della scarsa fabbricazione – soprattutto rispetto a casi come l’Inghilterra e la Cina -, permise al regime fascista di utilizzare i pacchetti di sigarette come veicolo propagandistico e come uno dei mezzi per esaltare le imprese del regime. Insomma, oltre a essere più difficili da trovare possiedono un alto valore storico.

Ci consentono, quindi, di avere uno spaccato storico dell’epoca. Quali tra questi esempi che permettono di identificare gli avvenimenti di quel periodo sono i più significativi e particolari?
Gli esempi sono molti: Il pacchetto Eja!, che risale al 1923, è emblematico perché riconduce al motto del fascismo durante la prima fase di potere. Come si può immaginare ha un notevole valore storico, oltre ad essere un pezzo molto ricercato anche da altri tipi di collezionisti. Un altro esempio è la Sigaretta Atlantica, prodotta in onore della traversata di Italo Balbo, allora ministro dell’aereonautica. Sul retro riporta, inoltre, uno dei motti di Mussolini. Interessanti sono anche due pacchetti di Uso Egiziano, poiché mostrano l’applicazione della legge voluta, nel 1936, dal Duce che impediva l’utilizzo di nomi stranieri. Ecco perché queste sigarette diventarono Sovrana.

Osservandole, la prima cosa che salta agli occhi è la bellezza di questi pacchetti dovuta a grafiche davvero accattivanti. Venivano ingaggiati illustratori rinomati per la realizzazione dei packaging?
Come le spiegavo prima, l’assenza di concorrenza fece sì che il produttore non sentisse l’esigenza di rendere più accattivanti i pacchetti di sigarette. Si tratta, perciò, di casi eccezionali. Tuttavia non mancano esemplari di rara bellezza come quelli realizzati in onore della Coppa Acerbo, manifestazione sportiva che si teneva a Pescara negli anni Trenta. Il nome dell’evento cita, neanche a dirlo, un ministro del governo durante il fascismo. Fu l’illustratore triestino Marcello Dudovich, tra i più apprezzati del tempo, a disegnare il modello del 1934 e Sigon quello del 1936. Tra i più belli anche i pacchetti prodotti a Zara, ancora territorio italiano, dove, oltre al monopolio di stato, esisteva una piccola produzione privata. Un esempio accattivante sono le sigarette Lido.

Tra i suoi pacchetti preferiti, c’è una delle sue ultime acquisizioni: Oltremare, come mai?
Si tratta di un esemplare che, fino al mio ritrovamento, era sconosciuto a noi collezionisti. Si sapeva che nel 1940 a Napoli, il regime promosse una mostra per esaltare la sua grandiosità, chiamata Triennale delle Terre d’Oltremare. Per l’occasione furono prodotti vari gadget e anche un pacchetto speciale di sigarette vendute solamente nello spazio museale. L’esposizione, che sarebbe dovuta durare sei mesi, a causa di un bombardamento ne durò solamente uno. Si può capire, quindi, la rarità del pezzo e la mia gioia nel momento in cui l’ho visto per la prima volta! E’ una grandissima soddisfazione trovare cose di cui non si sapeva l’esistenza. Tra i miei preferiti anche un pacchetto delle sigarette Serraglio, esteticamente meno bello, ma per me irresistibile dato che si dovrebbe trattare di un pezzo unico del 1913.

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