di Domizia Dalia – pubblicato su COLLEZIONARE luglio/settembre 2017
La collezione di Giorgio Cavatorti di antiche canne da pesca, mulinelli d’epoca e mosche artificiali
La pesca e i viaggi sono le sue due grandi passioni, tanto da diventare entrambe una professione, ma anche e soprattutto un hobby. Giorgio Cavatorti, reggiano classe 1967, è infatti, un importante collezionista di attrezzatura da pesca d’epoca, molto conosciuto nel settore. Con verve e precisione ci racconta i mille risvolti di un collezionismo che in Italia continua a crescere sulla scia di quello inglese e americano. La sua raccolta, conservata tra la sua abitazione nel comune emiliano che lo ha visto nascere e un museo dedicato alla pesca mosca nella cittadina di Castel di Sangro, ci permette di scoprire i segreti di questo settore e l’evoluzione della pesca sportiva, da quella detta “a mosca” di cui è un grande cultore, a quella detta a “spinning”
Far coincidere il proprio lavoro con le proprie passioni non è certo un’impresa facile e riuscirci denota una grande determinazione. Quando ha cominciato a interessarsi alla pesca?
Fin da piccolissimo, quando mio padre mi portava con sè, da allora l’amore per la pesca non mi ha mai abbandonato. Una passione talmente forte da spingermi ad approfondire tutti i meccanismi e le curiosità. Ovviamente non potevo che diventare un collezionista specializzato in tutte le attrezzature da pesca d’epoca. È stata proprio la curiosità a farmi avvicinare a vecchi libri sul tema, per poi estendere la raccolta a canne, mulinelli ed esche artificiali – in particolare quelle utilizzate per la pesca mosca, ma ne possiedo diverse anche per la pesca spinning –, fino a comprendere ogni genere di oggetto curioso inerente all’evoluzione dell’attrezzatura. Ad esempio le prime canne da viaggio, i rari porta canne da carrozza realizzati in legno di mogano, i cestini di vimini o le borse da viaggio da montare sulle biciclette, i tipici bastoni da passeggio con all’interno la canna da pesca, di moda nell’Ottocento in Inghilterra e molto altro ancora.
La maggior parte dei collezionisti di questo settore si concentra solitamente solo su un tema, lei invece non esclude nulla. Come fa le sue scelte?
La qualità degli oggetti raccolti per me è fondamentale, ma anche la rarità e la curiosità dei pezzi. Mi concentro in modo particolare sulle produzioni che vanno dalla metà dell’Ottocento fino ai primi anni Cinquanta. Risalgono, infatti, proprio a questo arco temporale le invenzioni più significative per quanto riguarda l’evoluzione delle attrezzature da pesca. Per questo motivo sono anche gli anni presi in riferimento dalla maggior parte dei collezionisti di questo settore. Ci sono tuttavia delle eccezioni. Possiedo una piccola ma rarissima raccolta di ami da pesca in bronzo e rame, di epoca romana del 200 d.C.,. Una vera chicca. Una collezione molto trasversale, la sua. Da quanti pezzi è composta? Possiedo circa duecento canne da pesca antiche, cinquecento mulinelli d’epoca, duemila vecchie mosche artificiali oltre che cinquecento libri antichi e moltissimi oggetti di vario genere.
Per quanto riguarda i vecchi mulinelli, sappiamo che l’Italia ha dato un contributo molto importante producendo pezzi all’avanguardia già nell’immediato dopoguerra e che attualmente sono tra i più ricercati da voi collezionisti…
Le competenze tecniche sviluppate dalle varie industrie belliche italiane sono state utilizzate anche per migliorare le prestazioni dei mulinelli. Per molti anni siamo stati i migliori nella produzione di questi componenti tanto da esportarli in gran numero in tutto il Mondo specie negli Stati Uniti d’America. Ed è proprio in questo Paese che noi collezionisti riusciamo a trovare con maggiore facilità i mulinelli più ricercati prodotti da aziende italiane come: Alcedo, Cargem, Nettuno e CopTes.
Quali sono le quotazioni di questi mulinelli?
I mulinelli italiani possono andare dai venti ai centocinquanta euro, esistono però delle eccezioni. Ve ne sono alcuni, specifici per la pesca mosca, prodotti da determinate case o facenti parte di serie particolari e rare che possono arrivare anche a 25mila euro. Per esempio, alcuni mulinelli della nota ditta inglese Hardy, datati anni Venti raggiungono i 10-15mila euro.
Per quanto riguarda le diverse tipologie di canne da pesca, quali sono quelle più pregiate e ricercate da un collezionista?
Sono solo canne artigianali realizzate in bambù esagonale, prodotte nei primi anni del Novecento fino agli anni Cinquanta. Le più ricercate sono quelle inglesi e americane. Le loro quotazioni sono variabili e vanno dai trecento ai duemila euro circa.
Le esche artificiali sono sicuramente tra i pezzi più affascinanti della sua collezione per i loro colori, per i materiali di realizzazione e per la ricercatezza dei dettagli…
Sicuramente sono molto belle. Se parliamo di esche, però, dobbiamo distinguere due differenti categorie. Quelle adatte per la pesca mosca dette appunto “mosche artificiali” realizzate artigianalmente a mano con l’utilizzo anche di piume di uccelli – a volte anche rari – e peli; e quelli per la pesca spinning. Queste ultime appassionano soprattutto i collezionisti d’oltreoceano e vengono utilizzate per la pesca del luccio e la pesca al bass – persico trota –. Un collezionismo molto importante negli Stati Uniti, dove muove un gran giro d’affari. Vi sono, infatti, delle piccole esche artificiali in legno, per la pesca spinning, di aziende come la Heddon oppure della South Bend che arrivano anche ad essere valutate 15-20mila dollari l’uno. Ovviamente si tratta di pezzi molto difficili da trovare. La valutazione media di queste esche artificiali è compresa tra i due e i tre mila dollari.
Invece per quanto riguarda le mosche artificiali…
Si tratta forse della tipologia di esche più ricercate dai collezionisti. Per queste il contributo più interessante arriva proprio dall’Inghilterra dove questa tecnica di pesca era, ed è ancora, molto sviluppata. Sono stati gli inglesi, infatti, a produrre le mosche più interessanti e da loro arriva anche la bibliografia più completa a riguardo. Ogni paese, ovviamente, ha prodotto le proprie mosche artificiali anche in base al tipo di fiume e al tipo di pesce presente. Per la loro realizzazione occorreva molta manualità e per questo erano spesso fabbricate da donne. Essendo composte da materiali altamente deperibili è facile intuire che quelle molto antiche e in buone condizioni sono molto rare da trovare e partono dai cinquecento euro. Quelle dell’azienda inglese Hardy, sono tra le mosche artificiali più apprezzate.
In Italia il numero dei collezionisti del settore è in crescita e, complice internet, aumentano i canali di scambio. Lei dove cerca nuovi esemplari?
Le maggiori fonti sono le case d’asta inglesi, sono quelle che muovono il mercato di livello più alto. Anche se ultimamente internet e siti come eBay aiutano molto noi collezionisti. Bisogna però prestare molta attenzione poiché anche in questo ambito esistono moltissimi falsi, molti prodotti restaurati male e spesso anche con parti non originali. Consiglio tutti i neofiti di approfondire bene la materia prima di fare acquisti e di farsi supportare da collezionisti esperti soprattutto all’inizio.
So che per aggiudicarsi la collezione di ami di epoca romana ha utilizzato un piccolo stratagemma…
Questa piccola raccolta straordinaria proviene da un noto collezionista di antiche attrezzature da pesca che lavora al British Museum di Londra. Sapevo che cercava da tempo un mulinello particolare e raro, che io ho trovato e comprato prima di lui. Uno stratagemma, questo, che mi ha consentito di possedere una merce di scambio da lui molto desiderata. Solo così sono riuscito ad ottenere questi antichissimi ami. Sono questi i piccoli trucchi adottati da noi collezionisti!