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Nel regno delle maioliche con Giuseppe Curci

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PREZIOSE CERAMICHE

Nel regno delle maioliche con Giuseppe Curci

di Domizia Dalia – pubblicato su COLLEZIONARE ottobre/novembre 2016

La preziosa collezione di Giuseppe Curci vanta rari esemplari del Sud Italia con un particolare sguardo alla produzione di Laterza

Giuseppe Curci con alcuni pezzi della sua collezione - Foto: Rotola Christian - Bari

L’utilizzo dell’argilla, in greco Kèramos, da cui la ceramica prende il nome, ha stimolato l’ingegno e la creatività umana, ma è con il rivestimento di smalto bianco che la maiolica prende forma, trasformando delle semplici terraglie in oggetti non solo più resistenti ed impermeabili, ma soprattutto facili da decorare. Anche celebri artisti – dai Della Robbia fino al più contemporaneo Picasso, per citarne solo alcuni – hanno prodotto importanti opere con questo malleabile materiale. Tra le tantissime produzioni di maioliche è possibile riconoscere caratteristiche proprie del periodo, e della scuola di provenienza. Giuseppe Curci, barese classe 1936, ha concentrato le sue ricerche su una di queste e da pugliese, non ha potuto sottovalutare la bellezza delle maioliche di Laterza, anche se nei suoi centosettanta pezzi ritroviamo qualche esemplare proveniente da altre zone, specialmente quelle del sud Italia. Oggi, oltre ad essere un accanito ricercatore è anche il segretario del Centro Studi per la Ceramica Meridionale. Il suo sogno? Far conoscere le sua collezione sperando di vederla presto esposta in un museo.  

La sua raccolta ci aiuta ad approfondire la produzione di maioliche nel sud Italia con un particolare sguardo a quelle realizzate a Laterza (Taranto). Come mai si è concentrato su questa scuola?

Forse solamente perché sono pugliese e, in questa regione, le maioliche di Laterza rappresentano Uno degli esempi più raffinati e sono da sempre ricercate dai collezionisti. Per capirne l’importanza basta sapere che sono presenti anche nelle raccolte di musei internazionali come il British e il Victoria and Albert di Londra.

Quando ha capito che le maioliche avrebbero fatto parte per sempre della sua vita?

Fin da giovanissimo ho sempre manifestato un’attenzione particolare per l’antiquariato, tanto che nel primo dopoguerra aprii per un paio di anni un piccolo negozio a Bari. Ma solo qualche tempo dopo mi capitò l’occasione di acquistare da un rigattiere due piatti, molto antichi, di maiolica decorata. Da quel momento non ho più smesso e ho continuato a ricercare pezzi analoghi, anche partecipando alle aste di Londra e Parigi.

La sua collezione si concentra su pezzi databili tra la fine del Cinquecento ed il Settecento…

Ho categoricamente escluso la produzione dell’Ottocento, poiché Laterza, come centro produttivo, ha raggiunto l’apice tra il Seicento e il Settecento. Successivamente è andata incontro ad un periodo di decadenza, molte fornaci chiusero e diminuirono le committenze. Queste ceramiche sono il fulcro della mia raccolta, non mancano però esemplari di altre scuole come quella di Faenza, Cerreto Sannita (Benevento) e Ariano Irpino (Avellino).

Quali sono le caratteristiche principali della maiolica di Laterza?

Si tratta di una ceramica molto fine e ben dipinta, tanto da venire paragonata dagli esperti del settore, a quella faentina. Tecnicamente si parla di stile detto istoriato laertino, ovvero con decori realizzati in monocromia, il blu – in diverse gradazioni – su smalto bianco. Solamente nel Settecento si passa a composizioni policrome, specialmente con l’inserimento anche del color giallo e verde. I temi più ricorrenti, oltre all’araldica, sono scene cavalleresche, episodi mitologici e biblici oppure scene di caccia. Importante anche il filone devozionale, rappresentato da targhe votive e acquasantiere.

Diverse sono le tipologie presenti in collezione dai più classici piatti ai ricercatissimi vasi da farmacia…

Tra le svariate tipologie di vasi da farmacia, gli albarelli, contenitori cilindrici più o meno rastremati, sono sempre stati i più amati dai collezionisti. Per recuperare quelli più antichi ho girato la penisola in lungo e in largo, rivolgendomi anche direttamente alle farmacie storiche, ma raramente mi hanno ceduto i loro pezzi. Tuttavia nel corso degli anni ne sono riuscito a mettere insieme molti, alcuni dei quali addirittura firmati.

Parlando di firme, si sa che sono molto rare. I maestri, infatti, come per altre branche artistiche, si sono affermati solo in epoche successive. Molti si limitavano a siglare i pezzi, ma senza dare altre indicazioni utili per la loro individuazione. Pochi sono i nomi che si conoscono, tra cui Lorenzo Gallo, Geronimo Tamborrino, Angelo Antonio D’Alessandro o Francesco Saverio Marinaro. Di questi decoratori possiede qualche esemplare?

Certo, e si tratta di pezzi che danno lustro alla mia collezione. Possiedo uno dei tre vasi da farmacia,ad oggi conosciuti, firmato per esteso – nome, cognome, data e luogo di realizzazione –da Marinaro, forse l’unico decoratore che si fregiò dell’appellativo di Maestro.Ho, inoltre, un vaso raffigurante lo stemma della città di Bitonto – un albero di ulivo dominato da una pica con ai lati due leoni rampanti – che riporta anche le iniziali S. M. probabilmente riconducibili a Saverio Marinaro. Tra le altre chicche, una coppa nuziale di D’Alessandro, oltre a una serie di alzatine provenienti dalla sua bottega.

Ho letto che molti esperti considerano D’Alessandro il decoratore più noto per quanto riguarda la produzione di Laterza, soprattutto per le diverse influenze: lo stile compendiario dei “bianchi” di Faenza, le figure seicentesche di Castelli d’Abruzzo e la monocromia su smalto bianco di Laterza…

Era un arciprete con la passione per la decorazione. Le sue opere, sono molto rare, e la maggior parte di quelle conosciute è conservata nei più rinomati musei. Nonostante si siano trovati pochissimi pezzi firmati, grazie al suo stile inconfondibile e alle sue particolari decorazioni sulle tese dei piatti è stato possibile identificarne molti altri con assoluta certezza.

La ceramica è un materiale molto fragile e sicuramente non sarà facile trovare pezzi antichi totalmente integri. Quanto conta lo stato di conservazione di un esemplare per giudicarne il suo valore?

Ovviamente molto. A seconda del tipo di restauro eseguito il valore di un pezzo si può anche dimezzare. È importantissimo, perciò, essere certi delle condizioni di un oggetto nel momento dell’acquisto. Molte volte vengono spacciate per integre maioliche frantumate in molti pezzi e restaurate con minuzia. Per non farsi ingannare esistono dei trucchetti, per esempio utilizzando una lampada di Wood si possono vedere anche le più piccole imperfezioni. Si può anche far scorrere uno spillo sulla superficie: se incontrate intoppi prestate attenzione! Anche in questo settore esistono eccezioni. Per esempio, le ceramiche di scavo e quelle molto antiche – precedenti all’anno Mille – anche se non sono perfettamente integre non vanno incontro a nessuna svalutazione.

Anche le maioliche non sono esenti da contraffazioni. Non è raro trovare sul mercato imitazioni ben fatte spacciate per antiche da commercianti poco professionali, qualche consiglio per non essere ingannati?

Il mercato ne è pieno ed anche io, purtroppo, ci sono cascato più volte. Il mio consiglio è di affiancarsi sempre a collezionisti che praticano il settore da molti anni con i quali potersi scambiare opinioni e consigli.

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