La casa d’Aste Bonino lancia le aste d’inverno. Si inizia con l’asta Da Canova a Manet, che propone tre opere, un raro gesso di invenzione di Antonio Canova, tesoro nazionale; un dipinto neoscoperto di Edouard Manet, omaggio a Velásquez; una veduta settecentesca di Venezia di Johan Richter. L’asta si svolge in sette fasi. Le date successive nel 2023
Bonino inaugura le aste d’inverno con un primo appuntamento che riunisce tre opere. L’accostamento di due opere eccezionali – una simbolica del neoclassicismo e l’altra dell’impressionismo ai suoi albori – vuole anticipare la varietà di aste che si terrà nei seguenti mesi.
La prima opera – la più importante scultura di Canova in asta in Italia nell’anno canoviano – è Amore e Psiche stanti, eseguita nella bottega di Antonio Canova (1757-1822) probabilmente da Vincenzo Malpieri e Giuseppe Torrenti, i suoi più famosi gessini. L’opera in marmo – da cui questo gesso è tratto – fu realizzata da Canova nel 1796-1797 ed in seguito venne acquistata da Gioacchino Murat, per entrare nelle collezioni del Louvre. Canova chiamava questo tipo di gessi “da forma buona” ossia cavati dal marmo, e li faceva realizzare appositamente a scopo promozionale, per diffondere con la loro circolazione la propria fama, ma anche per poter essere riutilizzati, con modifiche, come modello per nuovi marmi. L’opera è stata oggetto di numerose esposizioni tra cui Canova. Eterna Bellezza (Roma, Palazzo Braschi 2019-2020), Canova. Gloria Trevigiana (Treviso, Museo Bailo, maggio-settembre 2022: opera immagine in tutta la comunicazione) ed è attualmente esposta nella mostra Io, Canova. Genio europeo (Bassano del Grappa, 15 ottobre 2022 – 26 febbraio 2023). Tale la fama di questo gesso, vincolato nel 2022 come bene di straordinario valore storico artistico dal Ministero per i Beni e le attività culturali – che nel 2021 è stato richiesto dal Comune di Venezia per celebrare i milleseicento anni della Serenissima (421-2021). L’opera è offerta in prima fase d’asta con un prezzo di partenza di € 400.000.
Edouard Manet “Veduta di Saragozza”
La seconda opera è attribuita dalla specialista Maria Teresa Benedetti a Edouard Manet (1832-1883): una tela di grandi dimensioni (155,5 x 58 cm), in cui il padre dell’arte moderna si misura con l’artista antico che più di tutti ha ispirato gli impressionisti, Diego Velázquez (1599 – 1660). Manet si confronta qui con una Veduta di Saragozza, conservata al Prado, realizzata da Juan Bautista Del Mazo (1611-1667), genero di Velázquez ma a lungo creduta del Maestro. L’attribuzione è chiaramente una bomba per gli studi di storia dell’arte: nessuna opera di Manet tanto rilevante è stata scoperta in Italia negli ultimi cento anni. Autrice della scoperta, Maria Teresa Benedetti, ora curatrice della mostra di Van Gogh a Roma (Palazzo Bonaparte, 8 ottobre 2022 – 23 marzo 2023), e massima studiosa italiana dell’impressionismo e del post-impressionismo. Serrato il ragionamento attributivo, che trova immediata conferma documentale in una lettera di Manet al pittore Henry Fantin-Latour del 3 settembre 1865 dove l’artista descrive il suo incontro con il modello velazqueziano al Prado: “c’è qui un quadro enorme, pieno di piccole figure, come quelle che si trovano nel quadro del Louvre intitolato I cavalieri, ma queste figure di donne e di uomini sono superiori, forse, e soprattutto esenti da restauro. Lo sfondo, il paesaggio, è di un allievo di Velázquez.” L’attenzione del pittore francese, nel copiare la tela spagnola, si concentra infatti sulla metà inferiore, ossia proprio sull’area popolata dalle figure, tra le quali spicca un possibile autoritratto di Velázquez. La studiosa analizza poi i riscontri stilistici con le altre – numerose – opere dello spagnolo copiate o reinterpretate da Manet. Opere tutte databili tra il 1859 e il 1872.
L’opera è visibile presso la sede Bonino di Vicenza (Via Vecchia Ferriera 70). Il prezzo di partenza è di € 160.000.
Johan Richter “Barca in fiamme sul Canal Grande”
La terza opera – recensita per la prima volta nel celebre repertorio di Egidio Martini su La pittura del Settecento Veneto – è un omaggio alla diffusione internazionale della cultura veneta, un dipinto del pittore svedese barocco Johan Richter (1665-1745), la cui maturità coincide con l’esordio di Canaletto. Olio su tela 132×109 cm., rappresenta una Barca in fiamme sul Canal grande, icona del convivere tra natura e teatro nel paesaggio veneziano di primo settecento. Anche questa opera è visibile presso Bonino, Vicenza, e parte da un prezzo di € 28.000.
L’asta si svolge in sette fasi, secondo il seguente calendario: 28 dicembre 2022 (con base d’asta al 200% della stima minima); 12 gennaio 2023 (con base d’asta al 150% della stima minima); 26 gennaio (con base d’asta al 100%), 9 febbraio (con base d’asta al 75%), 23 febbraio (con base d’asta al 50%), 9 marzo (con base d’asta al 33%), 23 marzo (con base d’asta ad offerta libera).
Seguirà una seconda vendita di pittura del secondo novecento, in particolare veneta, con oltre 150 dipinti, di cui il catalogo sarà pubblico il 16 dicembre.
Info: Casa d’Aste Bonino, Via Vecchia Ferriera 49 – 36100 Vicenza (VI) T. 06.8075228 – e-mail: info@bonino.us web: https://bonino.us/