di Domizia Dalia – pubblicato su COLLEZIONARE luglio/settembre 2013

La passione per la ricerca ha portato Andrea Quarti, libero professionista di origine bergamasca, a mettere insieme una collezione inusuale composta da salvadanai di banche e di varie compagnie di assicurazione. Un mondo inesplorato che con pazienza e dedizione Andrea ricostruisce pezzo dopo pezzo. Una raccolta che racconta l’origine del risparmio e la sua evoluzione.

La sua non è una collezione di semplici salvadanai, perché ricerca solamente quelli del risparmio, così come li ama definire lei. In che cosa si differenziano dai classici contenitori di denaro che tutti conosciamo?
I soli salvadanai che raccolgo sono quelli distribuiti dagli Istituti di credito e risparmio – come Casse di Risparmio, Casse Rurali e Artigiane a cui si aggiunsero in un secondo momento le vere e proprie banche -, delle Compagnie di Assicurazione e Previdenza e delle Società di costruzione (Building Societies). Questi oggetti, diffusi anche con scopo promozionale, avevano soprattutto l’obiettivo di incentivare il risparmio domestico. Hanno, quindi, un’importanza storica notevole perché testimoniano il movimento del risparmio nato tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento.
Un ambito collezionistico di nicchia, oserei dire quasi di ricerca? Assolutamente sì, amo definirmi ricercatore più che collezionista. Non raccolgo per accumulare, ma solo per approfondire. Non esistono cataloghi che, nel corso degli anni, hanno registrato le produzioni di questi oggetti, come può dieci anni, a rintracciare questi salvadanai speciali provenienti da ogni parte del mondo.



















Si è approcciato a quest’ambito gradualmente o all’improvviso?
No, ci sono arrivato con il tempo. Ho iniziato trent’anni fa con la numismatica e solo dopo aver conosciuto un collezionista di salvadanai di Faenza, mi sono deciso a esplorare questo settore poco conosciuto.
Dopo dieci anni, quanti “salvadanai del risparmio” possiede?
Sono arrivato a raccogliere più di 1500 pezzi, fra italiani e stranieri di epoche diverse, partendo dal 1915 fino agli anni Ottanta. Ho anche qualche pezzo posteriore, ma sono molto pochi. Negli ultimi anni le banche italiane hanno smesso di distribuire questo genere di prodotto, diversamente hanno origini antichissime, addirittura risalenti all’antica Roma, esistono anche quelli dalle forme complesse e divertenti. Ogni soggetto è metafora di un significato ben preciso, per esempio quelli a forma di casa erano finalizzati al risparmio volto all’acquisto di una proprietà immobiliare. Anche la forma a cassettina, in metallo dotata di maniglia per il trasporto, è molto diffusa. Divertenti sono quelli in materiale plastico che si ispirano a personaggi dei fumetti o ad animaletti del tutto inventati, come Goldi, lo scoiattolo utilizzato dalla tedesca Commerzbank. Anche in questo caso il riferimento è all’accumulo tipico del roditore. Meno diffusi in Italia quelli a forma di libro che, per il loro formato tascabile, risultavano troppo piccoli per le banconote di allora.

















Parlava di personaggi dei cartoon, questi erano rivolti ai piccoli risparmiatori?
Certamente, negli anni Cinquanta il risparmio era un valore che veniva insegnato anche nelle scuole. Dagli anni Sessanta vennero diffusi nel circuito scolastico, dalle Casse di Risparmio italiane e straniere, i salvadanai scolastici o collettivi, ovvero armadietti in metallo dotati di feritoie dietro le quali si celavano dei cassettoni-contenitori. Ogni numero corrispondeva a un alunno. Ovviamente si scatenava una competizione che sfociava anche in gare tra le diverse classi.
Quale tipologia è più rara?
Prima di tutto devo precisare che la rarità di un salvadanaio è determinata anche dalla denominazione di una banca questo perché, con frequenza, molti Istituti si fondevano con altri, e uno dei due nomi spariva. Deduciamo facilmente che meno tempo è esistito un Istituto bancario e meno salvadanai con quel nome sono stati prodotti. Tra le rarità bisogna considerare anche i Dime e i Quarter Savers americani, in uso dagli anni Cinquanta-Sessanta – attualmente ancora in produzione – destinati prevalentemente ai bambini. Si tratta di folder in cartone che aiutavano nella raccolta di monete da 10 e 25 cents. Quelli più antichi sono difficilissimi da trovare perché venivano distrutti per recuperare i soldi messi da parte. Una curiosità, sono scomparse le chiavette per aprire i salvadanai a cassettina, di cui abbiamo già parlato, e questo perché erano in possesso delle banche e non dei correntisti. In alcuni casi si riescono a riprodurre, ma non so spiegarle il motivo per il quale quelle realizzate da Antonio Parma & Figli sono introvabili e le cassette impossibili da aprire!
Dove recupera questi cimeli, e che valutazioni possono raggiungere? Trovo i miei pezzi su internet, o attraverso scambi con altri collezionisti. Non c’è un valore determinato. È molto difficile dare delle quotazioni, dipende dalle condizioni d’acquisto. Comunque non raggiungono prezzi alti, diciamo qualche decina di euro.
































