di Domizia Dalia – pubblicato su COLLEZIONARE ottobre/novembre 2017
Realizzati in tartaruga, giada, oro, argento, bambù, legno, avorio e molti altri materiali, i pettini per capelli, visti come gioielli o amuleti, raccontano la storia di un popolo e della sua società

I pettini ornamentali, considerati per molto tempo una sottocategoria del collezionismo di gioielli e di amuleti, negli ultimi anni sono stati ampiamente rivalutati. Sempre più studiati e ricercati sul mercato antiquario, questi accessori, continuano ad affascinare gli amanti del bello. Helène, insieme al marito Serge B. e al fratello Jean T. non sono rimasti indifferenti a queste preziose opere d’arte, tanto da diventarne importanti collezionisti. Oggi la loro raccolta vanta oltre duemilaquattrocento esemplari di ogni epoca, provenienti da ben ottantanove Paesi. Il desiderio di diffondere la storia dei pettini ha spinto questa famiglia francese, a partecipare non solo a diverse esposizioni private – a Angoulême, Cognac, Limoges, La Couronne e a La Baule –, ma anche a creare nel 2010 un museo virtuale (creative- museum.com) per condividere con tutti la loro passione.
Heléne, quando avete incominciato a collezionare pettini ornamentali?
Nel 1978 ho ricevuto in eredità da mia nonna, una serie di pettini per capelli o altrimenti detti da testa. Per lo più si trattava di esemplari preziosi in pieno stile Art Nouveau, anche se seguendo suo marito, un capitano dell’esercito francese, ebbe l’occasione di viaggiare molto tra Africa e Asia acquistando numerosi pettini anche in questi Paesi ampliando, così, la sua personale raccolta. La mia curiosità ha fatto il resto, anche se ho incominciato a collezionarli seriamente solo a partire dagli anni Novanta, con l’aiuto di mio marito e soprattutto di mio fratello, specialista nella ricerca di pettini ornamentali, a Parigi e nel mondo.
Nel corso dei secoli ogni Paese ha attribuito a questi ornamenti dei significati differenti, in linea con la propria cultura e le proprie abitudini. Visti come gioielli o amuleti, questi pettini rappresentano delle vere e proprie carte d’identità che raccontano la storia di un popolo e della sua società…
Il contatto con la testa, la parte più importante del corpo, ha generato credenze e superstizioni. I ricercatori hanno trovato pettini preistorici nei luoghi di sepoltura; nella Cina antica, un pettine di giada è stato posto nella tomba del defunto per aiutarlo a raggiungere l’immortalità. Nel medioevo, poi, i bei pettini erano realizzati in avorio o in legno di bosso e su essi venivano incise scene religiose. Da questi brevi cenni storici si comprende l’importanza che in passato veniva attribuita a questi oggetti. Il significato religioso nel tempo è stato rafforzato da quello che definisco l’aspetto emotivo, spesso legato a momenti particolari della vita: una promessa d’amore, la nascita, il matrimonio, un compleanno o un’eredità familiare
Non si tratta, quindi, solo di storia del costume, ma anche di antropologia. Pensiamo per esempio al significato che hanno i pettini per le tribù africane…
Il continente africano è ricco di pettini per loro è considerato un oggetto prestigioso capace di valorizzare la bellezza di un uomo o di una donna. Per molte tribù i pettini hanno anche lo scopo di identificare lo status di chi li indossa. Per noi collezionisti, questi esemplari provenienti dal continente nero, sono di grande valore, soprattutto per la bellezza delle miniature scolpite. In Oceania, per esempio, gli uomini del gruppo di St. Matthias indossano solamente un grande pettine e anche per loro rappresenta l’avvenuta iniziazione e quindi la nuova posizione sociale. Non sono solo le culture tribali ad utilizzare questi abbellimenti per dimostrare il proprio livello di appartenenza, ma quasi tutti i Paesi hanno attribuito ai pettini ornamentali significati aulici, pensiamo alle corone, ai diademi e alle tiare, non rientrano forse in questa categoria?

Quali sono le caratteristiche che differenziano le produzioni dei diversi Paesi?
Rispondere a questa domanda richiederebbe molto tempo, ma posso riassumere dicendo che le principali differenze sono nel materiale. Tra gli esempi: la giada in Cina, il bambù in Oceania, la tartaruga nelle isole indonesiane, oro e argento in Europa, avorio e legno in Africa, e così via. È il tipo di materiale a determinarne anche la tecnica della decorazione. Mentre è la cultura a suggerirne le caratteristiche stilistiche. Anche se non sono rare le contaminazioni. Per esempio l’Oriente ha molto influenzato alcuni stili occidentali, come l’Art Nouveau o Art Deco.

Quali sono i pettini ornamentali più rari e ricercati?
Tra i più apprezzati sicuramente quelli cristiani liturgici. Ne possediamo uno di avorio appartenuto a un vescovo francese. Sono molto rari poiché generalmente vengono conservati nelle cattedrali e difficilmente si trovano sul mercato antiquario. Molto preziosi anche i pettini detti Masculino. Si tratta di ornamenti molto grandi che possono superare anche il metro di larghezza. Diffusi nel sud America, specialmente in Argentina, prendono il nome dal loro principale creatore Mateo Masculine. Erano oggetti di lusso e più il pettine era grande e più dimostrava il potere economico e politico del padre o del marito di chi lo indossava. Ma i pettini più ricercati in assoluto sono quelli di René Lalique, difficili da trovare e soprattutto inavvicinabili per il loro prezzo, di circa 300mila euro l’uno.
Immagino che come Lalique, esistano anche altri nomi di artigiani importanti…
Gli artisti e gli artigiani hanno iniziato a firmare i propri pezzi intorno al 1900. Tra gli altri posso citare il francese Auguste Bonaz, famoso per i suoi pettini sempre in stile Art Nouveau. È interessante nominare anche qualche azienda produttrice come Oyonnax (Francia), Mümliswil (Svizzera) e Leominster (Massachussets).
Esistono dei falsi sul mercato, come si riconoscono?
Purtroppo sì! Alcuni sono dozzinali, ma altri hanno bisogno di un occhio attento ed esperto per essere individuati. Il mio consiglio? Prestare molta attenzione al materiale. La tartaruga veniva già imitata ancora prima che ci fosse il divieto di caccia di questi esemplari. In un primo momento si utilizzava il corno dipinto, poi la celluloide ed altri materiali plastici. Scaldando una sottile scaglia del materiale si può riconoscere dall’odore se si tratta di plastica o meno. Attenzione anche all’avorio e alle piume turchesi del Martin Pescatore. Queste ultime, venivano applicate su superfici metalliche nei pettini-gioiello cinesi. Sono piume molto rare e quelle colorate artificialmente non hanno la stessa iridescenza di quelle naturali.
I pezzi più importanti della vostra collezione?
Sicuramente il pettine liturgico del vescovo, di cui vi ho parlato, un pettine doppio (detto anche ad H) finemente intagliato con il monogramma vescovile. Un alto esemplare importantissimo, che è anche il mio preferito, è uruguaiano in stile Masculino, firmato da Manuel Hugo Paz Morquio.
Qual è quello nei vostri desideri?
Un pettine di René Lalique, ma dovremmo prima vincere alla Lotteria Nazionale!