di Domizia Dalia – pubblicato su COLLEZIONARE novembre/dicembre 2014
Armando Dabbene, da trentacinque anni raccoglitore di penne stilografiche, pennini e materiale da scrittura

Il mondo della scrittura ha sempre affascinato migliaia di collezionisti che in esso hanno individuato svariati campi di ricerca, dalle matite ai calamai, dai pennini alle biro, dai materiali pubblicitari alle preziose stilografiche. Armando Dabbene, milanese, discendente di un’importante dinastia di argentieri ne è una testimonianza. Contagiato da questa mania, in più di trentacinque anni ha messo insieme un’importante collezione con oltre duemila penne stilografiche. Oggi Dabbene alla ricerca preferisce la divulgazione raccontando la storia delle sue penne e condividendo il suo hobby con gli amici di un forum online
La sua raccolta comprende oggetti che riguardano il mondo della grafia in generale, anche se il fulcro della collezione è costituito da numerose penne stilografiche. Una passione che deriva dalla sua professione?
Mi piace pensare che l’indole del collezionista mi derivi dal segno zodiacale, sono dei Gemelli e chi se ne intende capirà cosa voglio dire! Ovviamente per lavoro mantenevo una fitta rete di corrispondenza, ai tempi non esistevano né internet né e-mail. La penna, come l’orologio, oltre alla sua utilità, rappresenta anche un vezzo estetico. Il desiderio di possedere questi raffinati oggetti per poterli alternare a seconda dei momenti, mi ha sicuramente spinto alla ricerca e così per caso ho iniziato a collezionarle. I primi acquisti avvenivano nei mercatini, allora si spendevano poche migliaia di lire per oggetti interessanti e spesso tornavo a casa con dei bottini curiosi. Non mi limitavo solamente alle stilografiche, ma acquistavo anche matite, ne possiedo più di seicento esemplari, scatole integre con pennini, antiche boccette d’inchiostro e molto altro ancora. Inoltre rilevavo dai cartolai, quando possibile, le penne che venivano portate a riparare senza poi essere ritirate dai proprietari.

















La storia delle penne stilografiche ha inizio in America nel 1884, quando Lewis Edson Waterman, depositò il brevetto della moderna stilografica. Da allora altre aziende prima negli Stati Uniti e poi in Europa hanno conquistato il mercato con prodotti sempre più evoluti sia tecnicamente che nei materiali. Immagino che nella sua collezione siano presenti molti esemplari d’Oltreoceano?
Possiedo parecchi di questi primissimi esemplari ottenuti anche grazie a numerosi scambi fatti con i collezionisti di un club di penne in Florida. Le primissime aziende importanti sono negli U.S.A e fra le “big four”, oltre alla Waterman citata da lei, possiamo anche considerare Parker, Sheaffer e Wahl Eversharp. Da non dimenticare anche la Conklin, importante poiché introdusse il primo meccanismo di riempimento automatico veramente funzionale.
Lo scambio, quindi, rappresenta un mezzo importante per accrescere la sua raccolta?
Nel corso degli anni ho avuto modo di intraprendere rapporti con numerosi collezionisti di tutto il mondo con i quali scambiavo gli oggetti per me più comuni con quelli quasi introvabili qui in Italia. I casi più interessanti sono capitati con un esperto Giapponese, grazie a lui sono riuscito a introdurre nella collezione pezzi rarissimi di stilografiche realizzate in lacca finemente decorata.
Immagino che queste penne avranno delle quotazioni rilevanti?
Non amo attribuire un valore alle mie penne, non le ho mai acquistate basandomi su questo, ma sulla loro storia e sulla loro bellezza.
Proprio parlando di estetica, osservando le sue penne stilografiche, si notano sostanziali differenze sia nei materiali sia nella fattura. Si possono stabilire dei criteri precisi per individuare l’evoluzione di questi oggetti?
Ovviamente ci sono differenze da azienda ad azienda, ma possiamo più in generale affermare che fino al 1920 le penne stilografiche avevano prevalentemente un design essenziale o con tutt’al più decorazioni incise in rilievo sullo stesso materiale, senza variazioni di colore. Venivano realizzate in ebanite, un materiale dalle caratteristiche fisiche ottimali per la costruzione del serbatoio d’inchiostro. Successivamente con l’introduzione delle diverse resine artificiali come la bachelite e la celluloide si diffonde la moda delle penne colorate e delle penne variegate. Dagli anni Quaranta vengono introdotte le resine plastiche. Esistono, tuttavia, delle eccezioni per esempio le fiammate in ebanite di colore rosso ovvero la Ripple Red prodotta dalla Waterman. Queste stilografiche un tempo erano poco amate perché risultavano opache rispetto ai tentativi coevi fatti in celluloide dalle altre aziende, oggi invece sono molto ricercate dai collezionisti.




















Un fascino a parte è dato invece dalle stilografiche realizzate con materiali preziosi, come argento, oro e platino…
Forse sono quelle che colpiscono di più, spesso presentano lavorazioni eccezionali, magari firmate da maestri scultori di fama. Un esempio che possiedo è u n a penna in o r o donatami da u n a mia cliente, un blocco unico lavorato e firmato dal Mazza. Non presenta il nome dell’azienda produttrice, ma se fosse una Waterman sarebbe ancor più ricercata. Si tratta tuttavia di esempi isolati, il più delle volte sono penne laminate o realizzate in oro basso 9 carati. Perciò collezionisti attenti a non confondere una placcatura superficiale con un metallo prezioso massiccio.
Quali sono altre aziende di rilievo nel vecchio continente?
In Europa sicuramente sono da segnalare Swan e Montblanc, mentre in Italia la produzione inizia solo dopo il 1920 con Aurora, Omas, Nettuno…
Datare i diversi modelli messi in circolazione non sembra essere facile…
Non lo è affatto. Inizialmente acquistavo il materiale pubblicitario che in qualche modo mi riconduceva a date più o meno precise, altrimenti bisogna avere in mente le tappe fondamentali dell’evoluzione di una penna stilografica: i serbatoi in gomma adatti al caricamento automatico vennero introdotti nei primissimi anni del Novecento; Il caricamento automatico nel corpo della penna privo del serbatoio fisso di gomma venne lanciato nel 1933, mentre le cartucce intercambiabili si diffusero solamente verso il 1940.
Intorno al 1910 la Waterman oltre ad introdurre il caricamento di tipo “safety”, in cui il pennino rientrava nel corpo della penna, introdusse anche la clip sulle proprie penne. Un’invenzione che si diffuse rapidamente e che consentiva di agganciare la penna all’interno di una tasca, le penne lady invece…
Oltre ad essere di un formato più piccolo, da borsetta, possedevano spesso un anellino con catena per essere indossate come collane. Una clip molto divertente è quella a forma di aeroplano creata dall’azienda Schnell per celebrare il volo transoceanico di Lindbergh del 1927 e che si ritrova in uno dei suoi modelli di punta la Penselpen del 1929.












Esistono dei modelli molto ricercati che possiedono delle storie particolari?
Precisando che non credo alle edizioni limitate, perché le considero più che altro delle operazioni di marketing. Una storia interessante e controversa è quella della penna Etiopia prodotta da Aurora e considerata da molti come uno dei modelli più rari e ricercati dell’azienda italiana. Erroneamente si riteneva che fosse stata commissionata dal governo fascista per gli ufficiali impegnati in Abissinia, ma in realtà si tratta di una leggenda in quanto venne commercializzata a guerra finita.
Oggi non acquista più penne, ma ama condividere la sua passione …
Mi definisco un esibizionista in senso buono, mi fa piacere condividere informazioni riguardo la mia collezione con altri appassionati. Un riferimento? Il forum on line di Fountainpen.







