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La Collezione di Roberto Sciaguato

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CACCIA ALLE PERLE

La Collezione di Roberto Sciaguato

di Domizia Daliapubblicato su COLLEZIONARE luglio/settembre 2014

Dalle preziose perle Conch alle rare Melo fino alle bianche perle Tridacne o alle viola Scallop: gli straordinari esemplari della Collezione di Roberto Sciaguato, antiquario bergamasco

conchiglia Conch, il cui gasteropode produce le perle rosa, detta Conch

Non è un caso se fin dall’antichità le perle sono sempre state considerate gemme uniche, perfette nella loro struttura e capaci di poteri benefici a favore di chi le indossava. La loro bellezza ha affascinato chiunque, imperatrici, regine e principesse che ne hanno fatto un vanto, ma anche artisti che le hanno ritratte rendendole protagoniste assolute, come nel caso di Vermeer. In ogni epoca e in ogni continente sono state apprezzate, soprattutto in Oriente dove in paesi come India e Cina venivano persino venerate. Tra i molti, a rimanerne stregato è stato Roberto Siaguato, antiquario bergamasco, che da oltre mezzo secolo colleziona perle naturali di ogni genere e forma perché, per chi non lo sapesse, oltre a quelle più conosciute prodotte dall’ostrica ne esistono moltissime altre più insolite e forse ancora più attraenti.

Dott. Sciaguato, il suo lavoro di antiquario ha sicuramente contribuito ad avvicinarla a oggetti meravigliosi e rari, ma la passione per le perle quando è incominciata?

È una lunga storia. Venticinque anni fa, insieme a mia moglie, ho iniziato ad appassionarmi alle perle naturali e da allora non ho mai smesso di cercarle. Ogni nostra vacanza ha sempre avuto lo scopo di ricercare perle sorprendenti che il più delle volte stupivano anche noi.

Ormai queste preziosissime sfere fanno parte del suo mondo qual è stato il primo acquisto importante inserito in collezione?

Una parure composta da orecchini e da un pendente con perle rosa – chiamate tecnicamente Conch – acquistata a Londra. Allora erano poco conosciute e dopo attenti studi abbiamo capito che si trattava di perle rarissime provenienti dal mare dei Caraibi.

Trattandosi di perle naturali la rarità sta anche nel fatto che per trovarne una bisognava pescare un numero considerevole di conchiglie…

Le perle Conch sono prodotte da un gasteropode – una lumaca di mare – e non dall’ostrica bivalva, non possono essere coltivate. Si trova una perla di buona qualità ogni 50mila conchiglie. Oggi al mondo esistono solo poche migliaia di esemplari di cui circa cinquecento di alto pregio.

Quando si parla di perle di buona qualità si intende la caratura?

Non solo. Nel caso delle perle Conch conta anche la sfericità, spesso ci si trova di fronte ad esemplari dalle forme irregolari, e anche l’assenza di macchie sulla superficie. La loro dimensione è variabile solitamente hanno una grandezza paragonabile ai chicchi di riso, ma possono arrivare –eccezionalmente – anche a cinquanta o cento carati. La misura media, comunque, si tara tra i cinque e i sei carati.

Tra le migliaia di perle in vostro possesso ci sono anche numerose perle Melo, affascinanti non solo per la loro bellezza, ma anche per la loro storia. Il primo incontro con queste sfere color arancione quando è avvenuto?

Qualche anno dopo esserci appassionati alle Conch. Continuando nelle nostre ricerche abbiamo contattato una gemmologa vietnamita che è arrivata in Italia con una sfera arancione di sessanta carati con la stessa struttura a fiamma delle perle rosa. Si trattava di una nuova tipologia, chiamata Melo quasi sconosciuta a noi occidentali, ma molto preziosa per le popolazioni d’Oriente. Ancora più difficili da reperire, rispetto alle Conch, le perle Melo arrivarono in Europa, solo dopo che l’ultimo imperatore del Vietnam, Bao Dai, fu destituito – nel 1945 – e mandato in esilio a Parigi. Con lui portò poco più di un’ottantina di perle Melo, mentre le altre in suo possesso furono sotterrate. Finché regnò, infatti, tutte le perle arancioni trovate dai pescatori locali entravano di diritto a far parte del tesoro reale, ed era impossibile trafugarle e nasconderle alle ispezioni dei funzionari dell’imperatore.

Oggi dove è possibile trovare queste perle, un tempo solo ad appannaggio degli imperatori, e Lei quante ne possiede in collezione?

Si possono reperire nelle principali aste o nelle più importanti mostre mercato di antiquariato. Noi con il tempo ne abbiamo acquistate trentasette tutte provenienti della collezione imperiale.

Che valori possono raggiungere?

Cifre molto alte, anche se le perle rosa raggiungono quotazioni maggiori perché più conosciute. Una perla Conch di eccezionale qualità può arrivare a costare 15mila dollari a carato. Quando abbiamo iniziato a collezionarle, però, il mercato era diverso e si potevano trovare delle bellissime perle a prezzi più contenuti. Pensi che qualche volta venivano scambiate dagli stessi venditori per corallo rosa e quindi vendute a prezzi decisamente convenienti.

Tra la fine dell’Ottocento e il Deco, le perle rosa riscontravano un notevole successo, ed entrarono nelle collezioni più importanti. Famoso è anche il baratto avvenuto tra Cartier e il banchiere Morton, è una legenda o si tratta di un fatto realmente accaduto?

È successo davvero. Il banchiere americano diede a Cartier un palazzo sulla Quinta Strada – a New York – in cambio di una collana composta da due fili di perle rosa.

Oltre a quelle citate esistono molte altre tipologie di perle naturali, quali le più belle e poco conosciute presenti nella sua collezione?

Molto affascinanti sono le perle di Tridacna, le mie preferite, di color bianco latte e a volta trasparenti con una lucentezza simile all’Opale. Un’altra perla bellissima è la Scallop, di colore viola intenso. La più rara in assoluto è la Horse Shell color rosso mattone, non ne esistono più di dieci al mondo e tre sono conservate al museo Smithsonian di New York.

La perla che manca nella collezione e che vorrebbe ad ogni costo?

Quella che devo ancora scoprire…ogni tanto capita!

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