di Domizia Dalia – pubblicato su COLLEZIONARE giugno/luglio 2014
Scopriamo la collezione del prof. David Crumb, che da anni raccoglie esemplari di questi preziosi oggetti che ebbero il loro boom in Inghilterra a partire dal 1830
Pare che Marco Polo sia stato il primo a importarli in Europa e, da allora, seguendo la moda delle più pregiate porcellane cinesi e giapponesi, possedere vasellami con fini decori orientaleggianti diventò irrinunciabile. Cortigiane à la page seguivano i cerimoniali imposti dall’alta società e mostravano con orgoglio servizi completi di ogni pezzo. La richiesta di questi preziosi oggetti subì quindi una vistosa crescita e con la Rivoluzione industriale la produzione in Europa ebbe un vero boom. Nacque in questo periodo, il Flow Blue, una rivisitazione popolare e democratica delle autentiche e più raffinate porcellane orientali. L’americano David Crumb, professore universitario, storico e collezionista le raccoglie ormai da anni, tanto da aver riempito ogni credenza della sua tenuta vicino Rochester, New York.
Prof. Crumb, come mai queste ceramiche vengono chiamate Flow Blue?
La parola stessa Flow, in italiano flusso, richiama l’effetto sfocato caratteristico nei decori di queste porcellane. Il particolare risultato deriva dalla cottura in forno del cobalto, utilizzato dai ceramisti per ottenere il famoso colore Blu Royal.
Il Flow Blue ha il suo boom in Inghilterra e principalmente nello Staffordshire a partire dal 1830. L’argilla proveniente da questa regione era di particolare qualità e con la Rivoluzione industriale le aziende produttrici di questo stile si moltiplicarono. Come mai, però, la maggior parte della produzione veniva spedita in nord America?
In Inghilterra questa tecnica non ha riscosso molto successo di pubblico. La sfocatura dei decori era vista come un difetto di fabbricazione. Tuttavia durante il periodo vittoriano non era difficile trovare questi servizi nelle case della sempre più presente classe borghese, e questo perché aveva dei costi più accessibili rispetto ai servizi importati direttamente dall’Oriente. In America, al contrario, è stata apprezzata fin da subito riscuotendo un notevole successo tanto da farne aumentare la richiesta. Con regolarità le navi partivano dal porto di Liverpool con destinazione Boston, New York e Philadelphia con enormi carichi di Flow Blue.
Lei ha spiegato come mai si formavano queste sfocature, ma non ha ancora parlato della tecnica di realizzazione, come mai erano meno costose delle più tradizionali porcellane?
Il primo periodo del Flow Blue risale agli anni che vanno dal 1830 al 1860. Durante questi trent’anni nella maggior parte dei casi i decori erano trasferiti rapidamente sulla ceramica attraverso degli stencil. Prima che la tecnica del trasferimento prendesse piede questi decori venivano realizzati a mano da donne e bambini che lavoravano nelle fabbriche. Oggi sono chiamati “Brush Stroke Flow Blue” e naturalmente sono più rari da trovare oltre ad essere molto ricercati dai collezionisti così come i motivi policromi in cui il Flow Blue, color cobalto, si mescola con altri colori.
Una storia e una tecnica affascinante, Lei quando ha cominciato ad appassionarsi a queste porcellane?
Ho iniziato intorno agli anni Cinquanta con i primissimi pezzi ereditati dai miei genitori e da allora non ho mai smesso di ricercarli e studiarli. Possiedo talmente tanti esemplari, di ogni forma e dimensione, da perderne il conto!
Esistono moltissimi decori, creati e brevettati dagli stessi ceramisti. Durante le diverse epoche del periodo vittoriano si sono susseguiti stili differenti, quali erano quelli più apprezzati?
Tra i più comuni: Scinde di J & G Alcock; Amoy di Davenport; Manilla di Podmore Walker; Chusan di Clementson; Coburg di Edwards. I primissimi decori riprendevano principalmente motivi orientali. Successivamente si diffusero le fantasie geometriche e floreali. Famosi erano anche i motivi italiani come Milano; Pompei; Roma e Tivoli.
Qual è il suo decoro preferito?
È il Tonquin di J. Heath. Tonquin era il vecchio nome del Viet Nam. Il motivo riporta una barca a remi al centro con due ragazzi che pescano in una laguna.