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La collezione di lamette da barba di Sergio Crippa

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SUL FILO DEL RASOIO

La collezione di lamette da barba di Sergio Crippa

di Domizia Daliapubblicato su COLLEZIONARE novembre/dicembre 2013

Raccontano tutte una storia le quarantamila lamette da barba di Sergio Crippa, che dalla metà degli anni ‘90 colleziona esemplari da tutto il mondo

“La mia è una collezione che crea dipendenza”. Con queste parole Sergio Crippa, brianzolo classe 1947, descrive la sua consistente raccolta di lamette da barba. Nella sua casa, a Sesto San Giovanni, conserva con meticolosità più di quarantamila lame provenienti da ogni parte del mondo. Attraverso questi piccoli oggetti, archiviati secondo un ordine ben preciso, è possibile tracciare uno spaccato dei primi sessant’anni del Novecento.

La sua raccolta non racconta solamente le abitudini e i gusti di una società, ma delinea anche la storia della pubblicità, nel mondo come in Italia…

Certamente, allora l’involucro di carta di queste lamette era un formidabile veicolo per la diffusione delle informazioni. Molti negozi, come ferramenta, farmacie, profumerie e molti altri ancora, si facevano personalizzare queste bustine e spesso le distribuivano gratuitamente ai clienti. Esistono degli esemplari davvero unici.

Il fascino, quindi, sta tutto nell’involucro?

Direi che tutto ruota intorno a questo piccolo capolavoro in carta, realizzato con maestria da grafici professionisti. Per me sono delle vere opere d’arte. La lama è importante fino ad un certo punto, con il tempo si deteriora ed è facile trovarla arrugginita.

Esistono delle differenze tra le lamette italiane e quelle provenienti da altri Paesi?

Le maggiori differenze si possono riscontrare nella grafica. I paesi latini sono sempre stati i più brillanti da un punto di vista creativo e, tra tutte, le lamette più attraenti sono quelle spagnole e argentine molto colorate e ricche. Le americane, per esempio, riportavano spesso più scritte che disegni. Per quanto riguarda le italiane il discorso è particolare, poiché non è sempre così facile individuarle.

Come mai?

In quell’epoca le migliori lame provenivano dalle acciaierie di Paesi nord europei come la Svezia e la Germania. Ecco perché si preferiva mettere sulla bustina, per esempio, un “Made in Solingen” piuttosto che un “Made in Italy” anche se la grafica era stata tutta ideata e realizzata in Italia.

Tra le sue quarantamila lamette quante hanno una provenienza certa dal nostro Paese?

Direi un numero che si aggira intorno ai seimila esemplari. Vanno dagli anni Venti – quando King Camp Gillette, inventore di questa piccola lama di acciaio, con la sua Gillette Safety Razor Co. perse l’esclusiva del brevetto – ai primi anni Sessanta – con la graduale diffusione dei rasoi usa e getta .

Possiamo dare una definizione a questo tipo di collezionismo?

Molti lo intendono come minore, per l’economicità dei pezzi rispetto a beni più preziosi. Personalmente lo definisco un collezionismo di ricerca e di scambio. Nato in sordina all’inizio degli anni Novanta e, nel mio caso, esploso tra il 1995 e il 1996. Un tipo di raccolta che regala emozioni fortissime, a mio avviso, non paragonabili ad altre tipologie di collezioni dove tutto è noto.

La scoperta, perciò, di esemplari mai visti prima, non è cosa rara…

Certo non accade tutti i giorni, ma non è neanche remota. Ricordo ancora quando in un mercatino aprii la confezione di un vecchio rasoio – azione che consiglio a tutti i collezionisti di questo settore – e scorsi una serie di lame mai viste prima. Rimasi davvero sbigottito.

Alberto da Giussano

Lei possiede qualche pezzo unico?

Sì, per esempio la lama Alberto da Giussano, della quale fino a oggi non se ne conoscono altri pezzi. Il mio esemplare con molta probabilità proviene dal campionario della ditta I.T.A.L.I.A. di Torino, e realizzato per un ferramenta di Legnano.

Immagino che le cifre per i pezzi unici siano molto lontane da quelle necessarie per lamette più comuni?

Le meno difficili da reperire solitamente costano dall’euro ai cinque, mentre i pezzi rari possono raggiungere anche i centocinquanta o i duecento euro. Quando la collezione tocca livelli alti non si può pensare di risparmiare. Ovviamente la bravura sta anche nel non far percepire al venditore il nostro stupore davanti a una lametta da barba rara o addirittura mai vista prima!

Qualche esempio di lamette insolite e con soggetti particolari?

I modelli sono migliaia così anche come i temi; ci sono quelle che pubblicizzavano le squadre di calcio come la Juventus, la Roma, il Cagliari e quelle che rendevano omaggio a importanti musicisti, come Wagner, Mozart, Rossini e molti altri. Divertenti, e comparse non solo in Italia, quelle volute dalla Disney con sopra ritratto Topolino, del 1932.

Quale non possiede e vorrebbe?

Difficile rispondere, forse mi interesserebbe riuscire a terminare la serie Bandiera Rossa, composta da dieci lamette prodotte nel 1946 – alla caduta del fascismo – dalla ditta U.R.S.S., acronimo di Utensili Rasoi Speciali Saponi, per la Lega Nazionale delle Cooperative e diffusa attraverso gli spacci delle Coop. Gli incarti vennero diffusi con dieci motti rivoluzionari differenti, a firma di Lenin, Marx e Stalin, stampati sul lembo superiore di ogni bustina. I lavoratori, ai quali era dedicata la lama, furono anche stimolati da un concorso che prevedeva la raccolta dei dieci motti per poter ricevere in regalo un motorino Cucciolo Ducati. A oggi i motti individuati sono solamente sette tutti molto rari

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