di Domizia Dalia – pubblicato su COLLEZIONARE ottobre/novembre 2015
La straordinaria collezione di lame e rasoi di Franco Lorenzi vanta oltre quattromila esemplari con autentiche rarità da tutto il mondo
È una giornata di inizio autunno e, al numero nove di via Monte Napoleone, vado a trovare Franco Lorenzi un’icona per Milano e non solo. La sua attività di coltellinaio, tramandata dal XVI secolo di generazione in generazione, lo ha portato ad essere un esperto attento e curioso di lame e di rasoi. Di questi ultimi ne conosce i segreti e l’evoluzione, le curiosità e gli stratagemmi utilizzati dalle grandi aziende per renderli sempre più accattivanti. Non poteva che diventarne collezionista. La sua raccolta vanta l’esattezza di ben 4.132 esemplari custoditi in teche e visibili, per chi lo volesse, nel suo personale museo. Alla richiesta di avere qualche indicazione autobiografica Lorenzi mi risponde con quella verve che lo contraddistingue “sono un gemelli in pieno” e poi continua spiegandomene il motivo “sono nato a mezzogiorno ovvero la metà del giorno della metà del mese di giugno che rappresenta anche la metà esatta dell’anno…”. Riuscire a comprimere le innumerevoli informazioni e dettagli della collezione mi sembra davvero un’impresa, ma proverò a raccontare quella che da sempre è considerata una sfera prettamente maschile: la pogonotomia, ovvero l’arte di radersi.
Fin dalla preistoria l’uomo ha incominciato a radersi utilizzando le prime lame probabilmente per ragioni diverse da quelle di oggi. Nell’evoluzione di questi oggetti quando possiamo parlare di rasoio nel senso moderno del termine?
Dobbiamo far trascorrere diversi secoli dalle prime lame. Facendo una carrellata veloce nella storia si sono susseguiti strumenti realizzati prima in selce e poi in ossidiana fino ad arrivare a quelli in ferro, bronzo ed infine acciaio. Dal rasoio “a mano libera” si passa alla moderna concezione di “rasoio a mano libera in sicurezza”: è questa l’invenzione di Jean-Jacques Perret, coltellinaio francese, che nella seconda metà del Settecento ha segnato l’inizio dell’era moderna.
La sicurezza prima di tutto. Il passaggio successivo è stato studiarne la forma, perché risultassero oggetti più maneggevoli e pratici…
Nei primi anni dell’Ottocento si arriva ai rasoi con la classica sagoma a “T”. Successivamente diverse sono state le variazioni, ma sempre mantenendone la forma. La cosa interessante della mia collezione è che affiancano i rasoi anche 4.620 brevetti dal 1847 a testimonianza della grande attività creativa ed innovativa legata a questo settore. Tra le primissime aziende produttrici posso citarle le americane: Star che ha elaborato rasoi con lama forgiata e più corta, Valet con Auto- Strop ovvero rasoi dotati di un meccanismo capace di affilare la lama – utilizzato anche da mio padre, il suo è gelosamente custodito nella collezione – e Gillette, dal 1903. A quest’ultima dobbiamo l’importante invenzione della lama sottilissima a nastro, molto economica e perciò facilmente sostituibile. Nasce, così, il sistema radi e getta. Oggi questa intuizione della sostituibilità persiste, ma è stata sostituita da una lama stretta annegata nella plastica e prodotta dalle aziende di tutto il mondo.
Nella sua collezione ci si perde nell’osservare le innumerevoli variazioni create nel tempo, ma la cosa che affascina molto sono anche i diversi materiali con cui sono stati realizzati e i differenti packaging prodotti. Tra tutti mi balza all’occhio una sezione che per forme e colore mi riporta alla sfera femminile…
Nulla le sfugge! Colleziono anche rasoi For Lady da quelli creati nei primissimi anni del Novecento a quelli coevi alla prima e seconda Guerra Mondiale. Ve ne sono di piccolissimi, per le sopracciglia, a quelli più grandi in legno o in altri materiali.
Oltre a pubblicità, utensili da barbiere e gadget vari, completano la sua collezione i rasoi elettrici…
Questo differente sistema di rasatura, meno durevole per il tipo di taglio netto che viene fatto al pelo, è stato inventato nel 1930 dal colonnello americano Jacob Schick. La mia raccolta comprende anche i primi rasoi elettrici di ogni azienda. Aggiungo che completano la collezione anche 450 affilalame.
Gli appassionati del settore già sanno che nella sua raccolta sono presenti delle vere e proprie chicche, una tra tutte il rasoio Multiplex del 1930 usato da Gabriele D’Annunzio. Le chiedo, invece, di dare ai nostri lettori qualche particolarità inedita…
Nella collezione si notano parecchie stranezze, per esempio il rasoio più piccolo del mondo; quello progettato in America negli anni Quaranta che funziona con la flatulenza; i rasoi con la lama lunga più di un metro che si avvolgeva con un sistema analogo a quello delle pellicole fotografiche a rullo. Ma ancora i rasoi prodotti da Gillette utilizzati nei manicomi e nelle carceri, con sistema di apertura a chiave; il rasoio-depilatore senza lame metalliche, ma in avorio, apprezzato molto dalla comunità ebraica; e i set per militari utilizzati dall’esercito inglese durante la Campagna dell’Africa Orientale, la loro particolarità stava nell’aggiunta di una puntina da disegno utile per sostenere lo specchio anche in luoghi remoti. Particolarità, questa, di cui ancora oggi gli inglesi vanno fieri tanto da scherzare sul fatto che gli italiani persero la guerra proprio a causa di questa intuizione. Ultimo, ma non ultimo un simpaticissimo rasoio dotato di carillon che suona una musica di Frank Sinatra quando viene appoggiato sulla pelle.
Dal suo racconto si denota che gli americani hanno avuto una marcia in più nella progettazione di rasoi, ma anche molti altri paesi come Giappone, Germania, Italia hanno contribuito all’evoluzione di questi oggetti. Da dove provengono quelli meno pregiati?
I peggiori sono quelli provenienti dall’Est. Tra i tanti posso citare rasoi prodotti in Russia, Polonia, Ungheria. In collezione ne ho una trentina e li conservo non tanto per la loro ingegnosità, ma perché testimoniano la storia del rasoio nel mondo.
Continua la ricerca di qualche pezzo che ancora non possiede?
Sempre, anche se è difficile che altri collezionisti cedano le loro chicche. Sono comunque sempre favorevole e disponibile allo scambio.