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La collezione di Biglie di vetro di Rafael La Perna

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ROTOLANDO ROTOLANDO

La collezione di Biglie di vetro di Rafael La Perna

di Domizia Daliapubblicato su COLLEZIONARE luglio/settembre 2015

Il tradizionale gioco delle biglie, popolarissimo negli anni Cinquanta, diventa lo spunto per la collezione di Rafael La Perna, che ne possiede migliaia esemplari rari e preziosi

Vecchie passioni riaffiorano. È stato così per Rafael La Perna, docente di Paleontologia presso l’Università di Bari, che ha riscoperto la magia delle biglie di vetro. Migliaia di esemplari sono entrati a far parte della sua collezione. Catalogate e studiate come solo un paleontologo saprebbe fare, queste palline colorate raccontano una storia che forse molti di noi ancora non conoscono.

Le biglie sono un retaggio culturale di molti bambini cresciuti negli anni Cinquanta, i quali si divertivano con esse scagliandole lungo un tortuoso circuito i n genere costruito in sabbia. In quegli anni era il gioco cult sulla spiaggia, probabilmente anche per lei, ma nonostante la passione che poteva avere da bambino ha cominciato a collezionare le biglie solamente di recente. Come mai?

L’approccio come collezionista è iniziato quattro anni fa. Ho sempre amato raccogliere sulla spiaggia i frammenti di vetro levigati dal mare e non di rado mi è capitato di trovare qualche biglia conservata, poi, come curiosità. In un secondo momento, attirato dalla loro bellezza mi sono deciso a scoprirne l’origine e, da buon studioso, sono stato rapito dalla loro complessità. Rimanere affascinato dalle sfumature e dalle combinazioni di colori non bastava più dovevo assolutamente conoscere la storia di ogni singolo pezzo, saperlo datare, capire quale azienda l’aveva prodotto e, naturalmente, distinguerne la qualità di manifattura.

Le si sono così aperte le porte di un microcosmo nascosto. Si tratta, infatti, di un collezionismo poco diffuso nel nostro Paese…

In Italia i collezionisti di biglie con la C maiuscola si contano sulle dita di una mano, al contrario di ciò che avviene in altre nazioni, come gli Stati Uniti d’America, dove le biglie – in inglese marbles – riscontrano un notevole successo.

Il gioco delle biglie è antichissimo. Vi sono testimonianze in un quadro del pittore olandese Bruegel il Vecchio “Giochi di Bambini” del 1560 e molto più recentemente nel romanzo simbolo di Flaubert “Madame Bovary”…

La storia delle biglie è antica quanto l’uomo. Se pensiamo che realizzare palline in argilla, terracotta o altri materiali per inventarsi dei passatempi è un’azione davvero semplice e intuitiva. Sono stati ritrovati dei reperti di epoca Romana che attestano come già allora si giocava con biglie di pietra. Ma possiamo andare ancora più indietro nel tempo.

Pieter Bruegel "The Elder Children's Games"

Dobbiamo però aspettare la metà dell’Ottocento per arrivare alle prime biglie realizzate in vetro…

Le più antiche biglie di vetro conosciute sono quelle prodotte a mano in Germania, nella regione della Turingia, fra la metà del XIX secolo e il 1910. Una delle manifatture più note è quella di Lauscha. Le handmade marbles sono state le prime a diventare oggetto di collezione, e sono ancora molto apprezzate e ricercate. Si riconoscono facilmente da quelle prodotte attraverso macchinari per la presenza di “cicatrici” ai due poli, prodotte dal procedimento artigianale.

I primi anni del Novecento sono stati sicuramente i più floridi, quelli che voi collezionisti definite l’età d’oro delle biglie…

Proprio così. In modo particolare gli anni Venti. Successivamente, visto il grande successo, incominciarono a nascere le prime industrie specializzate nella produzione di biglie in serie. In realtà prima di meccanizzare totalmente il processo venivano realizzate a mano e poi rifinite con dei macchinari: queste biglie vengono definite di transizione.

In questo modo iniziano a diffondersi rapidamente e le diverse aziende incominciano a darsi battaglia nel pensare e realizzare la sfera perfetta. Nella sua collezione esistono degli esemplari di particolare rilievo?

Tra tutte spiccano le famose corckscrews, prodotte dalla Akro Agate Company – importantissima azienda americana attiva fra il 1911 ed il 1951 – ovvero delle biglie con una fascia colorata che si avvolge a spirale attorno alla pallina. Le corckscrews con più colori sono quelle maggiormente ricercate.

Altri pezzi apprezzati dai collezionisti e presenti nella sua collezione?

Le oxblood – sangue di bue – prodotte da varie aziende tra cui anche la Akro. Venivano chiamate così perché per la loro realizzazione si usava un pigmento rosso scuro molto costoso. Citerei anche le Peerless Patches, prodotte dalla Peltier Glass Company (Ottawa, Illinois) negli anni 30. Nonostante la semplicità del motivo, sono biglie particolarmente eleganti e ricercate dai collezionisti.

In molti forum italiani dedicati a questo argomento si parla molto di alcune sfere chiamate Ragno Reale, Asteroide Pagliaccio, Svedese Reale e così via, ma sono davvero biglie interessanti e rare?

In questo caso bisogna aprire una parentesi molto importante. Purtroppo in Italia c’è una scarsa conoscenza della materia e qualche piccolo collezionista di biglie ha creato dei falsi miti come nel caso di quelle appena citate. In realtà si tratta di sfere di vetro che non hanno alcun valore per i collezionisti internazionali. La biglia Asteroide Pagliaccio, per esempio, è prodotta in Cina e vale pochi centesimi. Insomma per conoscere il mercato delle biglie bisogna guardare all’estero.

Dalla fine degli anni Cinquanta inizia il declino delle biglie americane come mai?

Probabilmente perché vengono immesse nel mercato mondiale le biglie giapponesi conosciute come Cat’s Eye marbles – per noi Occhio di Gatto –. Economiche, accattivanti e insolite queste sfere hanno condizionato profondamente la produzione U.S.A.. Le vendite delle gloriose biglie americane crollarono e importanti industrie cessarono l’attività. Una delle risposte alle occhio di gatto giapponesi sono quelle prodotte dalla Marble King.

Da allora la produzione di biglie si è ridotta progressivamente. Fino ad ora abbiamo parlato molto di aziende estere, ma data la rinomata industria vetraria italiana immagino che anche da noi siano esistiti dei poli produttivi?

Sembra strano, ma in Italia le biglie non sono mai state fabbricate.

La biglia che desidera trovare al più presto?

Popeye, si chiama così perché veniva venduta dentro una scatolina con sopra rappresentato Braccio di Ferro, il celebre personaggio dei fumetti.

Per i collezionisti che volessero mettersi in contatto con il Dott. La Perna: e-mail: raflap64@gmail.com

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