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Il fascino irresistibile dei tesori del mare. La collezione di Michele De Simone

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ROSSO CORALLO

Il fascino irresistibile dei tesori del mare. La collezione di Michele De Simone

di Domizia Daliapubblicato su COLLEZIONARE luglio/settembre 2016

Michele De Simone, esperto conoscitore e grande collezionista, ci racconta i segreti e la storia dei manufatti di corallo

Set tartaruga " blond ". Louis Vuitton 1920/1940

Amaranto come il sangue di Medusa uccisa da Perseo, vermiglio come quello di Cristo morto in Croce, il corallo con le sue vivide tonalità, ha da sempre richiamato miti e leggende. La sua origine misteriosa, scientificamente compresa solo nel tardo Settecento, ha alimentato nel corso dei secoli quel fascino irresistibile a cui nessuna antica cultura ha saputo sottrarsi. Babilonesi, egizi, fenici, ma anche greci e romani hanno attribuito a questo materiale significati e poteri unici, considerandolo talismano, medicinale e simbolo di potere. Anche per le religioni oltre che per le antiche civiltà, il corallo assume rilevanza, per esempio nell’Antico Testamento esso diventa simbolo di virtù. Non è raro trovare, infatti, un ramo o un oggetto in corallo nelle raffigurazioni della Madonna con Bambino, classico richiamo alla passione e resurrezione di Cristo. Credenze, queste, mai abbandonate e traghettate con forza fino ai tempi moderni. In Europa, quello pescato nel Mediterraneo dalle coralline – apposite imbarcazioni per la pesca del corallo – è stato protagonista indiscusso fino ai primi decenni del Novecento, quando inizia a diffondersi anche in occidente il possente corallo asiatico. I fratelli De Simone, imprenditori di Torre del Greco, nel corso di diverse generazioni hanno messo in piedi una consistente collezione di oggetti in corallo di diversa provenienza. Pezzi unici di valore inestimabile che insieme a cammei e conchiglie intagliate rappresentano davvero un unicum. Michele De Simone, esperto conoscitore e amante di antiquariato, ci racconta i segreti e la storia di questi splendidi oggetti.

Dottor De Simone è lei ad occuparsi della collezione di famiglia comprendente manufatti di epoche diverse e di molteplice natura: dai gioielli ai prodotti particolari in voga tra le classi più abbienti…

Già mio nonno, aveva capito il valore dei pezzi storici e non solo conservava quelli più interessanti prodotti dai nostri artigiani qui a Torre del Greco, ma li ricercava in ogni suo viaggio. La collezione presenta anche dei bellissimi esemplari di tartaruga lavorata e di lava del Vesuvio scolpita, materiali tipici della tradizione del golfo di Napoli. Una raccolta sempre in divenire che si concentra su pezzi che partono dalla metà dell’Ottocento fino ai giorni nostri.

Nel bacino del Mediterraneo la pesca del corallo, ha dato vita a diverse scuole artigiane. Tra le più famose quella trapanese e quella torrese che hanno prodotto manufatti di qualità eccelsa, oggi ricercatissimi sul mercato antiquario. Quali sono le principali differenze?

Quella trapanese oltre ad essere la più antica, attiva già nel XVI secolo, si è sempre rivolta principalmente alla realizzazione di oggetti sacri, contrariamente alla produzione Napoletana e di Torre del Greco. Inoltre la scuola siciliana si distingue per la tecnica detta a retro-incastro, ovvero la lavorazione di piccoli pezzi di corallo incastonati su lamine di metallo. Quella di Torre del Greco, invece, nonostante la città fosse molto famosa già nel Cinquecento per le sue coralline che solcavano i mari alla ricerca del corallo, comincia la sua produzione solo nel 1815 quando Paolo Bartolomeo Martin impianta la prima fabbrica-laboratorio.

Sul mercato antiquario si sente spesso parlare, oltre che del prezioso corallo del Mediterraneo anche di quello asiatico. La manifattura di Torre del Greco, per esempio ha iniziato a lavorare il corallo pescato nel Pacifico solamente nei primi anni del Novecento…

In quegli anni una serie di imprenditori e appassionati di questo materiale, tra cui anche un mio antenato, sono partiti da Torre del Greco per arrivare, via Vladivostok, dopo un viaggio in treno di trentuno giorni in Giappone, dove era possibile acquistare il famoso corallo Satsuma dai rami giganteschi con un diametro di 18 – 20 mm. Una materia prima, questa, che sconvolse completamente la produzione di Torre del Greco.

In che senso?

Fino a quegli anni tutti i manufatti venivano realizzati unicamente con il corallo rosso del Mediterraneo che aveva la caratteristica di avere un colore molto intenso, ma una grandezza inferiore rispetto quello asiatico. I rami infatti non superano il diametro di 10 – 11 mm. Se ne deduce che il tipo di lavorazione e soprattutto di utilizzo è differente, poiché con il corallo del Pacifico è possibile realizzare oggetti di grandi dimensioni da un unico ramo. In collezione, per esempio, possediamo un ombrellino parasole con un manico scolpito a tutto tondo lungo ben trenta centimetri.

Esistono altre differenze morfologiche tra queste due tipologie di corallo?

Certo, la principale è la cosiddetta macchia. Quello del Mediterraneo ha un colore molto uniforme ed è privo della venatura bianca che corre lungo tutto il ramo tipica, invece, dei coralli asiatici. La bravura degli artigiani sta nel capire come tagliare il corallo in modo da eliminarla il più possibile. Infatti un manufatto realizzato con questo corallo è più prezioso quando non la presenta.

La sottigliezza di alcuni rami del Mediterraneo ha dato il via alla lavorazione di gioielli composti in cui abilmente vengono assemblati piccole foglie, fiori e frutti…

Con questa tecnica sono stati realizzati gioielli di estrema bellezza montati su oro o rame.

Esistono artigiani illustri che hanno caratterizzato la produzione?

Uno tra tutti l’apprezzatissimo Pasquale Carmosino, incisore dal tocco distinguibile attivo a Torre del Greco tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento.

Durante il periodo del Grand Tour si afferma un revival che strizza l’occhio al classicismo. Uno stile che si ritrova in diverse tipologie di manufatti, come i preziosissimi cammei incisi sia su corallo sia su conchiglia…

Esattamente, in collezione sono presenti diversi cammei di estremo valore artistico, molto preziosi poiché interamente realizzati a mano. Unica nel suo genere, la famosissima conchiglia da wunderkammer scolpita da Vincenzo Sabbato raffigurante Mosè salvato dalle acque.

Bisogna stare molto attenti a non incappare in falsi. Ho notato, infatti, che oggi si parla in maniera impropria del corallo di Sciacca, molto apprezzato per il suo colore aranciato…

Questo è esatto. Innanzi tutto bisogna sempre acquistare da persone competenti e se possibile di fiducia. Per quanto riguarda il corallo di Sciacca, si può fare un discorso a parte. Si tratta di un corallo del Mediterraneo scoperto solo alla fine dell’Ottocento. La sua principale caratteristica, oltre al colore – che presenta diciotto differenti tonalità dal rosa pallido all’aranciato – è la dimensione, che non supera i 7 – 8 mm da grezzo. È quindi impossibile trovare sul mercato manufatti originali di Sciacca di dimensioni superiori. Purtroppo molti spacciano per questo tipo di corallo anche una qualità asiatica, di simile colore, che viene tagliato in piccole dimensioni per ingannare anche gli occhi più allenati.

Il corallo di Sciacca è molto prezioso e ricercato…

È un tipo di corallo molto amato. È stato pescato in grandi quantità, tanto è vero che per un lungo periodo il suo prezzo è crollato. Molti commercianti, infatti, hanno preferito tenerlo da parte pur di non svenderlo. Una curiosità, che ci permette di comprendere al meglio quanto fosse diffuso, è sapere che i suoi scarti venivano impastati per creare mattonelle di pregio utilizzate per adornare i palazzi nobiliari nel napoletano.

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