di Domizia Dalia – pubblicato su COLLEZIONARE novembre/dicembre 2016
La singolare raccolta di Bruno Zama di oggetti bellici inerti della prima e della seconda Guerra Mondiale modificati ingegnosamente per essere riutilizzati. La camera oscura di una macchina fotografica realizzata con un porta maschera antigas, abiti da sposa fatti con la seta dei paracadute, utensili da cucina ricavati dall’alluminio degli aerei caduti, sono solo alcuni degli esempi che documentano la fantasia e l’arte di arrangiarsi tipica degli italiani
Un elmetto francese trasformato in un secchio o addirittura in uno scolapasta, un bossolo tedesco in un portagioie, una bomba a mano in un posacenere. Si tratta solamente di qualche esempio di oggetti bellici inerti della prima e della seconda Guerra Mondiale modificati ingegnosamente, per essere riutilizzati per necessità e non solo. Facili da trovare soprattutto nelle zone del fronte, sono oggi apprezzati e raccolti da una nicchia di collezionisti capitanata da Bruno Zama, faentino, ma residente a Lugo di Romagna che possiede ben tremilacinquecento di queste curiosità.
Dottor Zama, si tratta di una raccolta davvero atipica che ci mostra non solo come in tempo di guerra l’uomo sia riuscito, grazie al riciclo, a soddisfare le proprie necessità, ma evidenzia anche la fantasia e l’arte di arrangiarsi tipica soprattutto degli italiani. Quando ha scoperto questo tipo di manufatti?
In un mercatino sotto casa, nel 2010, ho scovato un imbuto realizzato con un elmetto ed un bossolo tedesco. Essendo un appassionato di storia, mi sono subito incuriosito incominciando, così, la mia raccolta. Con il tempo, studiando, ho scoperto di non essere il solo a entusiasmarsi per questo genere di oggetti, apprezzati e raccolti anche da altri, soprattutto in Germania e Stati Uniti d’America. Questi collezionisti, però, ricercano solamente gli oggetti bellici trasformati a livello industriale.
In che senso?
Soprattutto l’industria tedesca, dopo la guerra, si era interessata a riciclare il materiale bellico realizzato con materie nobili come l’alluminio, l’acciaio, l’ottone e così via. Ovviamente ne uscivano prodotti ben fatti, spesso smaltati con cura. Un esempio particolare è un vaso da notte con i suoi piedini, ben saldati, ricavato da un elmetto. La produzione di questi oggetti era limitata a duecentocinquanta modelli, che possiedo e che rappresentano solo una branca della mia collezione composta, invece, soprattutto da pezzi unici realizzati artigianalmente da noi italiani per soddisfare ogni singola esigenza e grazie alla nostra creatività vi sono infiniti tipi di riutilizzo. Insomma è una collezione che non finirò mai, ma questo è anche il suo bello.
Questi manufatti sono stati realizzati solamente negli anni post bellici oppure anche in prima linea?
Venivano costruiti anche dai soldati durante la guerra. Si tratta di oggetti rudimentali, ma ugualmente ingegnosi. Per esempio delle lampade a carburo realizzate con due barattoli della conserva utilizzata per il rancio.
Immagino che nei tempi successivi alla guerra questi oggetti fossero considerati inutili e privi di importanza, quindi distrutti o gettati. E’ stato difficile scovarli?
In ogni casa, soprattutto nelle zone del fronte ci sono esemplari di questo tipo. Spesso vengono nascosti da chi li possiede perché sono triste ricordo. Nella mia città, Lugo di Romagna, è passata la famosa Linea Gotica e qui i militari, durante la Seconda Guerra Mondiale, sostarono per circa nove mesi. Parlando con gli anziani di questo luogo sono venuto a conoscenza di molte storie scoprendo, così, diversi tipi di riutilizzo. Per esempio, persino la seta con cui venivano realizzati i paracadute è stata usata per confezionare abiti da sposa, o da cerimonia – battesimi, comunioni – biancheria da donna e persino camicie da uomo. Anche l’alluminio degli aerei caduti oppure dei serbatoi supplementari che venivano sganciati veniva recuperato ed utilizzato per costruire soprattutto utensili da cucina.
Ogni materiale era considerato un bene prezioso…
Anche il legno, che in primis veniva bruciato per riscaldarsi, era riciclato in mille modi. Ovviamente i materiali come l’acciaio e l’ottone erano molto pregiati e quindi più ricercati. Per darle un’idea le basti sapere che a quei tempi, un elmetto da guerra in acciaio costava quanto due mesi di paga di un operaio.
Tra gli oggetti che possiede, quali sono i più curiosi?
Ve ne sono molti, tra i miei preferiti: un elmetto trasformato in offertorio; una camera oscura di una macchina fotografica a soffietto realizzata con un porta maschera antigas tedesco di latta; delle tazzine fatte con l’ogiva delle cariche cave di un bazooka tedesco. Tra tutti però spicca un mandolino fatto con un elmetto tondo modello francese del 1915 che fa da cassa acustica chiusa da un bossolo: è un oggetto funzionante e rarissimo.
E il valore di questi oggetti?
Possiamo dire che hanno più un valore storico. Fino a poco tempo fa era difficile trovarne persino nelle fiere di militaria, poiché erano considerati oggetti privi di interesse dagli stessi commercianti. Oggi, dopo la valorizzazione fatta dai musei e anche con la pubblicazione dei miei studi, stanno riscuotendo maggior successo.