di Domizia Dalia – pubblicato su COLLEZIONARE giugno/luglio 2013
La raccolta di Danilo Righi: fisarmoniche, clarinetti, pianoforti, fagotti, chitarre di ogni genere, classiche, lira e mezza lira, ma anche strumenti particolari provenienti da ogni parte del mondo, come le bellissime trombe tibetane alte fino a tre metri.

Alle porte di Reggio Emilia, a San Martino in Rio, Danilo Righi ha messo insieme una raccolta di strumenti musicali d’epoca d’eccezione. Lui è convinto di avere più di settanta pezzi, ma girando nelle diverse stanze di casa sua, capiamo che ne possiede molti di più, tanti da riempire anche due enormi locali di una vecchia scuola, a poche centinaia metri dalla sua abitazione. Fisarmoniche, clarinetti, pianoforti, fagotti, chitarre di ogni genere, classiche, lira e mezza lira, ma anche strumenti particolari provenienti da ogni parte del mondo, come le bellissime trombe tibetane alte fino a tre metri. Come ogni collezionista che si rispetti ci guida attraverso la sua raccolta con gli occhi vispi e luccicanti propri di un innamorato della musica.
Come nasce la sua passione per gli strumenti musicali?
Sono sempre stato attratto da ogni genere di musica e da ragazzo mi dilettavo nel suonare la batteria. Sono rimasto affascinato da strumenti musicali antichi di ogni genere oltre a quelli particolari tipici di Paesi lontani e ho cominciato a collezionarli. La musica, per me, è sacra e paragono uno strumento a un quadro.
In che senso?
Esistono, per esempio, centinaia di arpe differenti capaci di produrre tonalità diverse. Questo vale per ogni famiglia di strumenti che suonati singolarmente o insieme, creano melodie uniche come opere d’arte.
Sulla sua carta d’identità potrebbe esserci scritto collezionista di professione poiché ormai è un veterano di questo settore?
I collezionisti, come lei saprà, sono irrefrenabili, partono da un punto e, passo dopo passo, continuano ad accumulare oggetti. Non riescono a trattenersi e desiderano sempre qualche cosa che ancora non possiedono. Questo spirito collezionistico ha contagiato anche me e nel corso di trentacinque anni ho raccolto numerosi esemplari, molti dei quali addirittura settecenteschi.








Ha mai contato tutti i suoi pezzi?
Sono sicuramente più di settanta, perché solo di fisarmoniche ne ho venticinque.
Qual è stato lo strumento che ha dato il via a tutta la collezione?
E’ stato un contrabbasso dell’Ottocento, trovato a Reggio Emilia dal maestro Guastalla. Un vero colpo di fulmine.
Ha parecchi colleghi che si occupano di strumenti d’epoca con cui fare scambi?
In Italia siamo in pochissimi a collezionare strumenti antichi di vario genere. Per esempio, tra Reggio Emilia, Modena e Parma non saprei indicargliene altri.
Lei, quindi recupera questi pezzi speciali attraverso i canali classici come internet, mercatini e aste?
Si, ogni occasione è buona per recuperare un nuovo pezzo, ogni domenica perlustro i mercatini della zona come Fontanellato, Modena, Gonzaga. Quest’ultimo è uno dei mercati più ricchi di banchi.












Ormai ha acquistio molta esperienza e sa riconoscere a colpo d’occhio quali sono gli strumenti di pregio. Secondo lei un collezionista meno preparato può incappare in ingenni ?
Certamente! Bisogna prestare molta attenzione alla liuteria (liuti o più in generale strumenti a corda) perché spesso questi strumenti riescono a raggiungere quotazioni altissime. Pensi, per esempio, agli Stradivari venduti anche per centinaia di migliaia di euro. Parallelamente a questi pezzi da novanta sono stati immessi sul mercato numerosi strumenti fabbricati in Cina, specie violini. L’apparenza fuorvia l’occhio poco esperto.
Esistono, quindi, molte imitazione sul mercato?
Direi di si, come in molti altri settori. Un collezionista prudente sta molto attento anche alla provenienza: aiuta ad avere delle certezze. Per esempio io ho la sicurezza di avere una chitarra lira opera di Luigi Mozzani, musicista e liutaio di Faenza, poiché proviene direttamente dall’istituto bancario che oggi possiede grossa parte della collezione del Maestro.
Tra i molti strumenti qual è il più raro?
Molto particolare e insolito è la Ghironda. In trentacinque anni di ricerche ne ho trovate solamente due. Si tratta di uno strumento che ha origini antichissime. Inizialmente era di grandi dimensioni e veniva usato come organo da chiesa. Solo in un secondo momento venne rimpicciolito. È molto bello esteticamente grazie a intagli e decori a intarsio. Il mio non è antichissimo ed è databile tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, ma è prezioso perché adornato con avorio e madreperla. Interessante è anche un Sarrusofono, strumento particolare in ottone nato come sostituto del controfagotto, ma che ebbe poca fortuna.
C’è nella sua collezione un pezzo che preferisce agli altri?
Senz’altro l’arpa francese senza pedali del Settecento. E poi sono molto legato a uno dei clarinetti di Henghel Gualdi, clarinettista di Correggio tra i più apprezzati di tutti i tempi, donatomi da sua moglie.