L’espressionista tragico della Bassa reggiana
Antonio Ligabue a Genova. A Palazzo Ducale un’antologica ripercorre la vicenda umana e creativa di uno degli autori più geniali e originali del ‘900 italiano. Fino al 1 luglio 2018
PARTICOLARE DI: Antonio Ligabue, Aratura con cavalli, s.d. (1948), olio su cartone telato, 25 x 45 cm, Reggio Emilia, collezione privata
Palazzo Ducale di Genova presenta una mostra antologica dedicata ad Antonio Ligabue, uno degli autori più geniali e originali del Novecento italiano. Il percorso espositivo si snoda tra i due poli principali entro i quali si sviluppa l’universo creativo dell’artista: gli animali, selvaggi e domestici, e i ritratti di sé. Ligabue rappresenta sia animali domestici, colti in un’atmosfera agreste, inseriti in paesaggi in cui giustappone le terre piatte della Bassa reggiana, dove visse dal 1919 alla morte nel 1965, e i castelli, le chiese, le guglie e le case con le bandiere al vento sui tetti ripidi della natia Svizzera, sia gli animali della foresta e del bosco - tigri, leoni, leopardi, gorilla, volpi, aquile - di cui conosceva molto bene l’anatomia, spesso colti nel momento in cui stanno per piombare sulla preda, con un’esasperazione di stampo espressionista, sia nella forma sia nel colore, e con un’attenzione quasi spasmodica per la reiterazione di elementi decorativi. Gli autoritratti costituiscono un filone di altissima e amarissima poesia nell’arte di Ligabue.
In essi, il pittore si colloca in primo piano, quasi a occupare tutto lo spazio della scena, sullo sfondo di un paesaggio che pare quasi sempre, salvo rare eccezioni, un dettaglio del tutto ininfluente. Il suo volto esprime dolore, fatica, sgomento, male di vivere; ogni relazione con il mondo pare essere stata per sempre recisa, quasi che l’artista potesse ormai solo raccontare, per un’ultima volta, la tragedia di un volto e di uno sguardo, che non si cura di vedere le cose intorno a sé, ma che chiede, almeno per una volta, di essere guardato. “Questi autoritratti - afferma Sandro Parmiggiani, curatore della mostra - dicono tutta la sofferenza dell’artista; ne sentiamo quasi il muto grido nel silenzio della natura e nella sordità delle persone che lo circondano.
PPARTICOLARE DI: Antonio Ligabue, Tigre reale, s.d. (1941), china e pastelli a cera su carta intestata dell’Ospedale psichiatrico San Lazzaro di Reggio Emilia, 36 x 50 cm, Reggio Emilia, collezione privata
Quando perduta è ogni speranza, ormai fattasi cenere, il volto non può che avere questo colore scuro, fangoso, questa sorta di pietrificazione dei tratti che il dolore ha recato con sé e vi ha impresso”. L’esposizione costituisce un ulteriore capitolo, dopo le rassegne di Gualtieri (2015), di Palermo e di Roma (2016), di Pavia (2017), per riportare il lavoro di Ligabue a una corretta valutazione critica e storica: un’occasione per riaffermare, al di là delle fuorvianti definizioni di naïf o di artista segnato dalla follia, il fascino di questo “espressionista tragico” di valore europeo, che fonde esasperazione visionaria e gusto decorativo.
PARTICOLARE DI: Antonio Ligabue, Daini con paesaggio, s.d. (1952), olio su tavola di faesite, 29,8 x 40 cm, Guastalla ( Reggio Emilia), collezione privata
•LA MOSTRA: “Antonio Ligabue” - GENOVA, Palazzo Ducale - dal 3 marzo al 1 luglio 2018 - INFO: tel. 010.8171600, www.palazzoducale.genova.it